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17/05/2025 06:00:00

Strage di Monreale. Il cerchio si stringe su gli altri ragazzi del commando. Il punto sulle indagini

 Le indagini sulla strage di Monreale del 27 aprile scorso si allargano ogni giorno di più. A quasi tre settimane dal massacro avvenuto nella centrale via Benedetto D’Acquisto, in cui sono stati uccisi Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, gli inquirenti stanno stringendo il cerchio attorno a un gruppo sempre più ampio di persone coinvolte nella spedizione punitiva.

Sarebbero almeno sette le persone attualmente nel mirino della squadra mobile di Palermo. Tre di loro – Mattias Conti, Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto – si trovano già in carcere con l'accusa di strage e concorso in strage. Gli altri quattro sono stati identificati analizzando una foto comparsa sui social poche ore dopo la sparatoria: un’immagine che, secondo gli investigatori, potrebbe ritrarli prima o dopo l’agguato, in sella agli scooter usati per raggiungere Monreale.

Il ruolo dei social e la caccia all’uomo con la barba e alla ragazza in nero
La svolta è arrivata anche grazie ai social, che hanno funzionato da “scatola nera” dei movimenti dei sospettati. Una foto in particolare, accompagnata da commenti inequivocabili come “Chiddu a sinistra sparò”, è diventata uno degli indizi chiave per identificare i protagonisti della sparatoria.

Ma ci sono ancora tre figure chiave da identificare: l’autore dello scatto, un uomo con la barba folta e nera e una ragazza in giubbotto nero e scarpe rosse, ripresa dalle telecamere mentre tenta di bloccare uno dei killer. Secondo le ricostruzioni, l’aggressore era Mattias Conti, 19 anni, immortalato con un piumino bianco, occhiali e una collanina con il volto di Letterio Maranzano, giovane morto in un incidente stradale quindici anni fa.

Cinque secondi prima, Conti è stato inquadrato mentre corre impugnando un’arma. Poco dopo, perderà gli occhiali durante la fuga, elemento che ha aiutato gli investigatori a confermare la sua identità.

 

La dinamica: il furto dello scooter, la vendetta, la fuga
Dalle testimonianze raccolte emerge che il gruppo, composto da nove ragazzi su cinque scooter, è partito dal quartiere Zen di Palermo con un obiettivo preciso. Alcuni degli aggressori frequentavano abitualmente Monreale e sarebbero stati riconosciuti da Salvatore Turdo, una delle vittime, come autori del furto di uno scooter: una scintilla che avrebbe scatenato la spedizione armata.

Sono stati esplosi oltre venti colpi: un’azione feroce, che ha seminato panico tra la folla presente per la festa del Santissimo Crocifisso. Almeno due persone, secondo gli investigatori, avrebbero aiutato il commando a fuggire, a disfarsi delle armi e a nascondere i vestiti. I cellulari dei tre arrestati risultano spariti: nessuno di loro ne aveva uno addosso al momento del fermo. Conti ha successivamente ristretto la visibilità dei suoi profili social, ma ormai era troppo tardi: foto, commenti e dettagli erano già finiti agli atti.

 

Le versioni dei tre arrestati
Le versioni fornite dai tre arrestati sono diverse.

Mattias Conti, assistito dall’avvocato Francesco Oddo, ha scelto il silenzio, rilasciando solo dichiarazioni spontanee in cui ha detto di essere dispiaciuto.

Salvatore Calvaruso ha ammesso di aver sparato, ma sostiene di averlo fatto per legittima difesa.

Samuel Acquisto, ritenuto il conducente della Bmw Gs, si è limitato a dire che non sapeva nulla, né della missione né dell’identità dei passeggeri.

Il clima teso allo Zen
La pressione sul quartiere Zen è altissima. Dopo la strage, alcune famiglie dei presunti killer hanno lasciato il quartiere per timore di ritorsioni. I primi a farlo sono stati i genitori di Salvatore Calvaruso, travolti dalle polemiche sui social e oggetto – secondo indiscrezioni – anche di pressioni dirette.

Mattias Conti, che si era inizialmente reso irreperibile, si è consegnato ai carabinieri solo dopo che la sua casa era stata perquisita. L’ambiente nei casermoni è rimasto incandescente, e la sensazione è che la tensione possa esplodere da un momento all’altro.

Le indagini proseguono
Adesso il lavoro degli investigatori si concentra sul ricostruire i ruoli di chi ha partecipato alla rissa e ha supportato la fuga dei killer. I testimoni stanno collaborando, il clima di paura si sta lentamente affievolendo, ma resta da chiarire ogni dettaglio di quella notte che ha cambiato per sempre Monreale.

Il cerchio si stringe. La rete di complicità – fatta di silenzi, sparizioni e tentativi maldestri di coprire le prove – comincia a cedere sotto il peso delle indagini. 



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