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26/05/2025 06:00:00

Triscina sotto scacco, la Consulta affonda i condoni e la rete fognaria finisce all’Ars

 Non aveva affatto torto l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante quando, nel 2013 aveva detto che “In assenza di una novella legislativa da parte della Regione Siciliana, le case abusive vanno abbattute. Non può che essere così – aveva aggiunto – in un percorso di legalità e in un percorso in cui va affermato uno stato di diritto”.

 

La “novella legislativa” non c’è stata. C’è stata invece una sentenza storica della Consulta, depositata lo scorso 23 maggio (la potete leggere qui nella sua interezza), che ha pronunciato un semaforo rosso definitivo per chi sperava di sanare gli abusi edilizi costruiti a ridosso delle coste siciliane. Non è la prima volta che la Regione Siciliana presenta proposte di condono delle case costruite illegalmente entro i 150 metri dal mare. Oggi però la corte costituzionale avrebbe messo la parola fine a quei tentativi in cui non credevano forse nemmeno i politici che li avanzavano, ma che servivano a catalizzare un bacino di voti considerevole.

 

Stavolta la vicenda ruotava attorno all’interpretazione di una legge regionale, la n. 15 del 1991, che aveva chiarito che il divieto di costruire entro i 150 metri dalla battigia (sancito dalla legge n.78 del 1976) doveva intendersi immediatamente efficace anche per i privati, fin dal 1976.

Molti ricorsi, partiti dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (CGARS), sostenevano che questa precisazione del 1991 fosse in realtà una norma nuova e retroattiva, che ledeva l’affidamento dei cittadini e bloccava ingiustamente la possibilità di ottenere i condoni edilizi previsti dalle leggi nazionali e regionali.

La Consulta ha di fatto bocciato quest’interpretazione, spiegando che la legge del 1991 ha semplicemente confermato un significato (il divieto immediato per i privati) che era già presente e plausibile nel testo originale della legge del 1976.

Questo significa che il divieto di costruire entro i 150 metri dalla costa c’era già nel 1976, anche se i comuni non avevano ancora adeguato i loro piani urbanistici.

Ecco perché, secondo la Corte, non esiste un “legittimo affidamento” da parte di chi ha costruito abusivamente in quella fascia protetta sulla possibilità di ottenere un condono. Insomma, qualsiasi casa che violasse questo divieto era insanabile fin dall’inizio.

 

Serve un cambio di rotta – ha commentato l’onorevole M5S Cristina Ciminnisi - Non si può continuare a promettere scorciatoie incostituzionali. Occorre invece rafforzare i controlli e finanziare il fondo per le demolizioni”.

 

Intanto, i lavori per la rete fognaria di Triscina, dopo aver sollevato dubbi e preoccupazioni, sono finiti nelle interrogazioni parlamentari all’Assemblea Regionale Siciliana.

L'Onorevole Ismaele La Vardera ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione Siciliana e all’assessore regionale per il Territorio ed Ambiente, chiedendo chiarezza e se per l’opera sia stata correttamente effettuata la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), obbligatoria per progetti che possono incidere in modo significativo sui siti della rete Natura 2000.

Sulla stessa linea, la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Cristina Ciminnisi, in una propria interrogazione, ha parlato di “gravi preoccupazioni ambientali, scarsa trasparenza e una Regione che tace”. Si aggiungono le segnalazioni di associazioni ambientaliste, i dubbi di tecnici e residenti, e una petizione online con centinaia di firme in cui si evidenzia il timore per l’impatto sul delicato sistema dunale e sull’intera fascia costiera che rientra nella Zona Speciale di Conservazione tutelata a livello europeo.

Serve “un controllo puntuale, pubblico e condiviso” ha affermato la Ciminnisi, aggiungendo che non si può accettare che un’opera pensata per risolvere un’emergenza igienico-sanitaria diventi l’ennesima “ferita inferta a uno degli angoli più belli e vulnerabili del nostro territorio”.

 

Tra la ripresa delle demolizioni e gli scavi per la rete fognaria, Triscina sembra destinata ad attraversare un lungo periodo di assestamento, fatto di ripetuti disagi su più versanti. Forse la naturale conseguenza di una piena identità abusiva, sullo sfondo del silenzio di chi doveva impedire lo scempio e invece l’ha incoraggiato.

Egidio Morici