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26/05/2025 06:00:00

Trapani, Antonini contro tutti. Adesso minaccia cause penali. Safina: “Servono regole e rispetto”

Valerio Antonini, presidente del Trapani Calcio e del Trapani Shark, e da settimane in rotta con il Comune, ha rotto ogni argine. In un nuovo, lungo monologo andato in onda sulla sua emittente Telesud, ha rilanciato accuse, insinuazioni, diffide e promesse di querela contro il sindaco Giacomo Tranchida, l’assessore Emanuele Barbara, e più in generale l’intera amministrazione comunale di Trapani.

Ma stavolta la politica prova a riportare il dibattito su un piano istituzionale. E lo fa con l’intervento del deputato regionale Dario Safina, del Partito Democratico, che rompe il silenzio e lancia un appello deciso: “Serve un confronto tecnico, non uno scontro continuo”.

L’ultimo episodio riguarda le bollette non pagate di luce e acqua per il PalaShark: circa 120 mila euro, che il Comune ora chiede a SportInvest. Antonini, su X, parla di “ricatto” e promette un “comunicato shock”. Nella sua trasmissione serale attacca: “Dopo due anni in cui nessuno mi ha chiesto nulla, mi chiedono di pagare oggi? Dopo che io ho speso più di 3 milioni per sistemare il palazzetto? È una vergogna”.

Ma non è tutto. Antonini accusa il Comune di aver mentito sui condizionatori dell’impianto, diffondendo foto che mostrerebbero un impianto “mai funzionante e rimosso da noi stessi per obsolescenza”.

Antonini dice di “essersi rotto le scatole”, accusa il Sindaco di aver usato la sua cittadella dello sport come strumento per sbloccare altri progetti (come l’interporto) e si dice “ferito” dal comportamento dell’assessore Barbara, che sarebbe stato presente alla sua festa di compleanno “dopo aver firmato la delibera che lo attaccava”.

E poi minaccia: “Se non cambiano le cose, io me ne vado. Porto via tutto: le squadre, gli investimenti, i progetti. Non si può lavorare in una città governata così”.

A differenza di altri esponenti politici, Dario Safina interviene in modo netto ma equilibrato: “Fino a oggi sono rimasto in silenzio, confidando che le parti trovassero un’intesa. Ma ora serve riportare il confronto sui binari istituzionali e tecnici”.

Safina ricorda che l’Amministrazione comunale ha concesso spazi e sostenuto i progetti di SportInvest, ma sottolinea: “Le questioni sollevate esulano dalla politica. Sono atti amministrativi che devono poggiare su basi di legittimità. E vanno affrontati da tecnici, non in tv”.

L’invito è chiaro: “Serve un tavolo tecnico tra il Comune e i professionisti di SportInvest. Basta polemiche personali. Trapani ha bisogno di investimenti, di sport, di visione. E le soluzioni, se c’è davvero la volontà, si trovano”.

Mentre Antonini parla di truffe, bollette, impianti, complotti e lettere anonime, da Palazzo D’Alì si difendono: “Gli atti sono pubblici, le carte parlano. Noi abbiamo agito con trasparenza”.

La querelle però non accenna a placarsi. Ogni giorno una nuova dichiarazione, una nuova replica, un nuovo affondo.

Antonini nel frattempo continua a usare la sua emittente televisiva come megafono personale, con lunghi interventi che mescolano dati non verificati, recriminazioni, attacchi e memorie personali. Ma l’effetto è sempre lo stesso: una città che assiste confusa a una telenovela dove non si capisce più chi sia il protagonista, chi l’arbitro, e chi paga il conto.

Forse è davvero il momento che qualcuno super partes – come chiede Safina – si sieda al tavolo. Prima che al tavolo restino solo i cocci. 

***

Quella andata in onda su Telesud non è stata una trasmissione sportiva. È stata una diretta elettorale mascherata. Un monologo da remoto  in cui Valerio Antonini ha parlato per quasi mezz’ora senza citare uno schema di gioco, ma evocando complotti, inganni, assessori traditori e “gentaglie” che osano scrivere articoli.

Mentre la città celebrava una storica vittoria nei playoff, il presidente usava lo sport come clava politica. Un'altra puntata del solito copione: se mi ostacoli, sei un nemico. Se chiedi trasparenza, sei in malafede. Se non applaudì, sei fuori.

Ma non è più solo un problema di toni. È la colonizzazione del dibattito pubblico: dove ogni replica diventa lesa maestà, ogni dubbio è sabotaggio, ogni atto amministrativo è un’offesa personale.

Sì, Antonini ha investito. Ma non ha costruito un feudo. Ha ottenuto una concessione pubblica gratuita e, come ogni cittadino, ha il dovere di rispettare le regole. Anche quando si parla di bollette.

E se il Comune prova a tenere insieme sviluppo e interesse collettivo – come nel caso del progetto Interporto – sarebbe il caso di ascoltare, non di sbeffeggiare.

Ma a Trapani, oggi, vince chi urla di più. E mentre la politica annaspa e l’opposizione si accoda sperando di raccogliere le briciole del consenso, la città rischia di perdere lucidità, e con essa il confine tra passione e potere.

Perché quello che si gioca qui non è solo una semifinale. È una battaglia per l’equilibrio istituzionale. E qualcuno sembra deciso a vincerla a colpi di propaganda.

 



Sport | 2025-12-17 10:13:00
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