Cos’è invasiva? La muffa? Una malattia delle piante? La peronospora, temibile fungo che falcia le viti? No. La Corte dei Conti? Almeno così è a sentire parlare il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, che ormai ha lanciato la sfida a quello che in effetti nel deserto del centrosinistra è l’unico organo di opposizione in Sicilia: la magistratura contabile. Quella Corte dei Conti che indaga, apre fascicoli, contesta, rende pubblici report e documenti, striglia la Regione su spese folli e obiettivi di programmazione mancati, mandando su tutte le furie il presidente Schifani. Che ancora una volta non ha perso occasione per lamentarsi, e lo ha fatto durante l’ennesima convention regionale di Forza Italia, servita ancora una volta per blindare il partito intorno al suo nome per la ricandidatura nel 2027 (avrà appena settantasette anni, per la politica italiana sono i nuovi trenta).
Prendendo la parola, davanti ad Antonio Tajani, Maurizio Gasparri e gli altri big nazionali del partito, Renato Schifani ha elencato, a suo dire, tutti i successi del suo governo, puntando il dito contro l’unica nuvola che adombra la sua serenità: la Corte dei Conti, appunto. «Non voglio fare polemica con nessuno – ha detto a un certo punto Schifani, con l’espressione tipica di chi, in effetti, sta per aprire una polemica – ma è necessaria una riforma della Corte dei Conti, per il sistema invasivo dei controlli mentre uno sta governando». Per Schifani la Corte non dovrebbe controllare l’azione di governo ma, eventualmente, fare un controllo successivo. Una Corte dei Conti fatti, insomma.
Tra i magistrati contabili e il presidente, la tensione cresce da mesi. La goccia (è il caso di dirlo) che ha fatto traboccare il vaso sono gli ultimi rilievi della Corte sulla gestione della siccità in Sicilia (Schifani, tra l’altro è anche commissario per l’emergenza idrica).
L’apertura di un fascicolo è stata resa nota da Schifani lo scorso marzo: «In piena emergenza siccità, è arrivata sul mio tavolo una nota della Corte dei Conti che mi formalizza l’avvio di un’azione di controllo contestuale sui provvedimenti che stiamo prendendo sulla complessa e delicata emergenza idrica. È una vicenda che mi rattrista. Fino a che punto la sua attività di controllo, che nessuno contesta, può travalicare la capacità dell’azione amministrativa? Ho fortemente e sempre creduto nelle istituzioni e nel rapporto tra poteri dello Stato. Secondo me il rapporto tra organi dello Stato si è sempre caratterizzato dalla compostezza, dal riserbo e dalla sobrietà della comunicazione. Ma qui c’è il tentativo di congestionare da parte della Corte dei Conti l’attività pubblica e amministrativa. Questo è un tema che merita approfondimento».
Insensibili al rattristamento del presidente, i magistrati non si sono fermati e, con l’aiuto della Guardia di Finanza, sono entrati anche nello specifico di alcuni provvedimenti, come la gestione della Diga Trinità a Castelvetrano, caso simbolo dell’emergenza (breve riassunto: la diga, che potrebbe dissetare i campi della Sicilia occidentale, deve invece essere svuotata ogni volta che piove perché da mezzo secolo nessuno ha pensato al suo collaudo). E mentre la Corte ordinava sopralluoghi e ispezioni, Schifani tuonava: «Quest’inchiesta va chiusa subito».
Nel suo report, la Corte ha preso atto di quello che più volte abbiamo raccontato, e ha rilevato che, nonostante l’inverno piovoso, milioni di litri d’acqua non sono stati trattenuti, a causa di problemi di manutenzione e carenze strutturali. La Corte, in una nota, ha sottolineato la mancata attivazione delle procedure per la messa in sicurezza e il consolidamento dell’infrastruttura. E ha a sua volta contestato alla Regione l’assenza di collaborazione, principio che dovrebbe regolare i rapporti tra organi di controllo e pubbliche amministrazioni.
Il presidente Renato Schifani ha risposto alzando i toni: «Non si può informare la Regione con comunicati stampa. Questa è una violazione del principio di leale collaborazione. L’accesso ai luoghi è avvenuto senza autorizzazione. Ci si muove oltre i limiti consentiti».
Oltre le dichiarazioni di slealtà, si muove anche una trama politica, che vede coinvolto Maurizio Gasparri in qualità di capogruppo al Senato di Forza Italia. L’obiettivo è riformare la Corte dei Conti, cercando di limitarne i poteri di controllo. Lo ha ribadito Schifani, sempre nel suo intervento lo scorso fine settimana davanti ai parlamentari azzurri: «Nel momento in cui fui nominato a giugno dell’anno scorso commissario straordinario per emergenza idrica, con tanto di delibere del Consiglio dei Ministri che stanziavano venti milioni, il mese successivo la Corte dei Conti aprì un’indagine sulla gestione dello stato di emergenza. Affido a voi ogni riflessione».
Questa guerra istituzionale va avanti da un po’. A colpi di inchieste della Corte, e dichiarazioni del presidente. A marzo, altra convention, a Palermo, e altro attacco: «La Corte dei Conti è troppo pervasiva». Tra l’altro, secondo Schifani, in Sicilia, in base allo Statuto speciale della Regione, i magistrati della sezione della Corte devono essere nominati di concerto con il governo regionale, ma «questa norma non è stata mai rispettata». Nulla di personale, ovvio: «Non rivendico questo diritto perché sono stato controllato. È una prerogativa prevista dallo Statuto siciliano».
In quel contesto, altri due dossier della Corte sono risultati particolarmente indigesti per il presidente. Il primo riguarda la critica dei magistrati contabili sulla norma del governo regionale per spalmare il disavanzo. Il secondo, invece, è un corposo rapporto su inefficienze e sprechi nel sistema sanitario. È stato, quest’ultimo, il terreno di scontro più ampio, con la Corte che ha accusato la Regione di essere in forte ritardo rispetto alla gestione delle risorse sanitarie destinate al rafforzamento della rete ospedaliera dopo l’emergenza Covid-19.
La Sicilia ha ricevuto somme importanti per la costruzione di nuovi reparti di terapia intensiva negli ospedali. Che fine hanno fatto? Nel dettaglio, i magistrati scrivono che «i profili d’inefficienza e di diseconomicità nell’utilizzazione delle risorse finanziarie hanno generato un fabbisogno finanziario aggiuntivo di settanta milioni di euro», con gravi inadempienze e ritardi. Schifani, dal canto suo, ha accusato la Corte di aver valutato dati sbagliati, con un botta e risposta inedito che è durato per giorni. Fino alla nuova relazione (questa è del 13 maggio).
Lo sguardo sulla sanità si allarga, alla luce degli scandali su referti in ritardo e liste d’attesa infinite. In undici pagine, la Corte parla di «drastico peggioramento», di inappropriatezze organizzative, di disavanzo senza coperture, di bilanci aziendali non chiusi, di liste d’attesa fuori controllo, di farmaci scaduti. Schifani insiste con quella idea: i giudici della Corte, in Sicilia, li deve decidere il governo regionale. Le cose non vanno? Cambia i controllori. E vedrai che non saranno più invasivi.