Marsala rischia una nuova emergenza ambientale e sanitaria. Da giorni, le ditte di autospurgo chiedono al Sindaco Massimo Grillo di firmare un’ordinanza urgente che consenta il superamento temporaneo dei limiti di conferimento delle acque reflue nel depuratore comunale. Ma, nonostante l’allarme e le sollecitazioni, l’appello è rimasto finora inascoltato.
L’Arpa Sicilia ha imposto una drastica riduzione del volume giornaliero di reflui che possono essere scaricati nel depuratore comunale di Marsala: appena 50 metri cubi al giorno. Un limite che sta paralizzando il servizio di svuotamento delle fosse settiche, soprattutto nelle periferie della città, dove molte abitazioni non sono collegate alla rete fognaria. Le ditte di autospurgo sono ormai impossibilitate a intervenire, mentre in decine di case i liquami stanno traboccando.
Eppure, la soluzione – temporanea ma concreta – esiste. Lo prevede l’art. 191 del Decreto Legislativo 152/2006: si tratta delle cosiddette ordinanze “contingibili e urgenti”, che permettono ai sindaci di derogare alle norme in casi di necessità per salvaguardare la salute pubblica e l’ambiente.
Lo fece anni fa l’ex Sindaca Giulia Adamo, che si trovò a fronteggiare una situazione identica. Ricevuto un analogo provvedimento di riduzione dei conferimenti da parte dell’Arpa, firmò subito un’ordinanza speciale per evitare il blocco del sistema. E funzionò: l’emergenza fu contenuta.
Oggi, invece, la città si ritrova con le fosse piene e senza risposte. L’assessore all’Ambiente Tumbarello è irraggiungibile, mentre il sindaco Grillo – contattato direttamente da rappresentanti delle ditte – ha fatto sapere che “martedì si dovrebbe giungere a una soluzione”. Ma intanto il disagio per decine di famiglie cresce, tra rischi igienici e odori insopportabili.
Se anche martedì dovesse passare senza decisioni, l’unica strada rimarrebbe quella della segnalazione alla Prefettura di Trapani. Un passaggio istituzionale obbligato, ma che arriva troppo tardi per chi da giorni convive con liquami e disagi. A Marsala il rischio sanitario non è più solo una previsione: è già realtà. Ma si continua a temporeggiare.