Questo è un appello. Un appello alla politica regionale, a quella che decide il futuro delle ASP scegliendo un presente inadatto al ruolo o semplicemente lontano da quelli che sono i bisogni veri e reali del territorio.
Dall’allora commissario Giovanni Bavetta, 2017, l’ASP di Trapani non ha una guida con passo certo e davvero conoscitore della sanità trapanese.
Fabio Damiani, Paolo Zappalà, Vincenzo Spera sono stati tutti commissari che hanno reso il cammino ad ostacoli, soprattutto senza mai consegnare risposte certe ad una Azienda che è ammalata, ma fondamentalmente sana. Un ossimoro.
La campagna: la sanità trapanese ai trapanesi
Non è una questione di campanilismo, come molti potrebbero intendere, semplicemente è che l’ASP 9 ha una potenzialità inespressa da anni interi, troppi commissarimenti e troppe persone arrivate da fuori, senza conoscere il territorio, senza nemmeno farselo raccontare da chi davvero lo conosce, che hanno pensato a raggiungere obiettivi lavorativi personali che di utenza. Perché è questo quello che accade, ed è accaduto.
Lo scandalo dei referti istologici consegnati in ritardo mostra una fotografia lucidissima di ciò che è stato. I 3313 istologici in ritardo non sono solo un numero, lo possono essere per chiunque ma non per un medico che sa, sono proprio le basi di chi ha studiato medicina, che su 100 referti da esaminare almeno 5 risulteranno positivi, quindi con un cancro conclamato. Va da sé che sui 3000 e più ci sarebbero stati tanti tumori da comunicare e curare.
Sono 6 anni che l’Azienda sanitaria provinciale non è messa nelle condizioni di avere una continuità gestionale, che faccia anche da stimolo ai medici e al personale tutto.
Quale futuro?
Nell’incastro delle poltrone di sottogoverno c’è anche l’ASP di Trapani con la nomina di un nuovo DG, le dimissioni di Ferdinando Croce non chiudono nessun cerchio. Sulla vicenda bisognerà ancora fare chiarezza, ha pagato lui per le inadempienze del reparto e dei vertici dell’assessorato regionale, ma allo stesso tempo sarà necessario indicare un nuovo manager. Potrebbe non essere un siciliano, ma un commissario che arriva da oltre lo Stretto. Ma pure se arrivasse da Catania dovrebbe prima capire tutti i meccanismi della sanità trapanese, conoscere i reparti, i medici, punti di forza e quelli di caduta. Se poi sarà un altro burocrate dovrà fare il doppio del lavoro.
Zero politica più gestione
Una ASP non può diventare gestione di potere politico, non può ricevere ogni santo giorno segretari politici o deputati, bene che avvenga in trasparenza e nell’esercizio del proprio ruolo ma non può mai, ogni giorno, quella presenza essere ingombrante e imbarazzante allo stesso tempo. I politici così costruiscono il loro consenso, la sanità affonda. Se l’ASP diventa terreno di interferenze politiche anche le scelte strategiche possono essere influenzate e le Aziende sanitarie non sono strumenti di potere ma di servizio.