Le motivazioni del Tribunale Federale Nazionale della FIGC sono state depositate il 4 giugno 2025. Otto punti di penalizzazione al Trapani Calcio, sei mesi di inibizione per Valerio Antonini e Vito Giacalone. Ora è tutto nero su bianco.
Una sentenza severa, che arriva al termine di un procedimento che – si legge nelle carte – «risulta pacificamente provato a livello documentale». Il club granata ha usato crediti d’imposta “acquistati” da terze società per compensare debiti Irpef e Inps. Il problema? Quei crediti, secondo l’Agenzia delle Entrate, erano «inesistenti e frutto di operazioni fraudolente». Un danno per il Fisco, ma anche per il sistema sportivo, che pretende regolarità assoluta nei conti delle società iscritte ai campionati.
La truffa dei crediti e la “finta” compensazione
La FIGC ricostruisce la vicenda nei dettagli: il Trapani ha utilizzato in due tranche – a febbraio e aprile 2025 – crediti d’imposta per circa 600 mila euro, attraverso compensazione orizzontale, per pagare i contributi previdenziali e fiscali. Ma i crediti, acquistati dalla società veicolo Gruppo Alfieri SPV, non avevano fondamento. Le imprese che li “vantavano” – Studio Paghe 2000 e N.G. Costruzioni – non presentavano dichiarazioni fiscali attendibili, alcune erano inoperose o formalmente inattive.
L’Agenzia delle Entrate ha definito l’operazione una frode e ha annunciato il recupero delle somme non versate. Di conseguenza, per la giustizia sportiva, i versamenti risultano omessi.
Secondo i giudici, la responsabilità è chiara: la società «non ha verificato nulla», ha acquistato crediti con modalità irregolari e si è affidata a soggetti «privi dei requisiti minimi di affidabilità». Il Gruppo Alfieri, ad esempio, era una società neocostituita, senza bilanci, né dipendenti, con un giovane amministratore unico. Antonini e Giacalone sono stati sanzionati non solo per le condotte commissive, ma soprattutto per le omissioni: «Non hanno vigilato, non hanno controllato, e hanno tratto vantaggio dall’operazione risparmiando il 25% del valore nominale dei debiti».
Anche il tentativo di scaricare la responsabilità sui consulenti esterni non regge. La società – afferma il Tribunale – ha concorso attivamente all’operazione, e «anche se truffata, resta responsabile, perché ha il dovere di diligenza e controllo».

Otto punti da scontare il prossimo anno
La sanzione è pesante: otto punti di penalizzazione, che saranno scontati nel campionato 2025/2026. Quattro punti per ogni scadenza violata. L’obiettivo è uno solo: tutelare l’equilibrio competitivo e impedire che operazioni opache garantiscano vantaggi sportivi indebiti.
La partita, però, potrebbe non essere finita. La società ha già annunciato ricorso, e parallelamente si è mossa anche sul piano penale, denunciando consulenti e intermediari.