Si allarga l'inchiesta sui gravi ritardi nella refertazione degli esami istologici all’Asp di Trapani. I pubblici ministeri Sara Morri e Antonella Trainito della Procura di Trapani hanno notificato 19 avvisi di garanzia a medici, tecnici e infermieri coinvolti a vario titolo nella vicenda, e chiesto l’incidente probatorio per sette pazienti oncologici, due dei quali sono già deceduti. Lo riporta il Giornale di Sicilia.
Il fascicolo, aperto nel 2023, ipotizza reati che vanno dall’omissione di atti d’ufficio all’omicidio colposo aggravato dalla cooperazione colposa. I Nas di Palermo, che hanno condotto le indagini, parlano di ritardi sistemici e reiterati nei reparti di Anatomia patologica degli ospedali di Trapani e Castelvetrano.
Gli indagati sono i medici Domenico Messina, Laura Miceli, Giancarlo Pompei, Giovanni Spanò, Maria Paola Ternullo, Noemi La Francesca, Luisa Arvigo, Roberto David; i tecnici di laboratorio Paolo Di Nino, Ignazio Mauceri, Antonella Mistretta, Catia Di Bernardo, Aurelia Ievolella, Giorgia Alongi, Maria Cristina Schifano; gli infermieri Calogero Bellacomo, Marilena Errante Parrino, Rosaria Maria Pia Incandela; e l’assistente tecnico Gianpiero Accardo.
Non si esclude il coinvolgimento di profili amministrativi e dirigenziali.
Il caso è esploso dopo le denunce di alcuni pazienti e familiari. Tra loro, Francesco Codddretto (deceduto il 6 maggio), Maria Cristina Gallo e Gaetano Costanzo. Altri hanno scelto di restare anonimi.
Un paziente, operato il 14 aprile 2024, ha ricevuto l’esito – adenocarcinoma al IV stadio – solo il 10 settembre. È morto il 13 dicembre. Secondo l'accusa, la diagnosi tardiva ha impedito qualsiasi terapia oncologica, rendendo possibili solo cure palliative.
In tutto, si parla di oltre 3.300 esami istologici refertati, con 352 tumori che non sarebbero stati individuati in tempo utile per salvare i pazienti.
L’Asp di Trapani e l’Assessorato regionale alla Salute risultano parti offese nel procedimento, e l’azienda sanitaria potrebbe costituirsi parte civile.
Un’inchiesta che riapre una ferita profonda nella sanità siciliana, mettendo in luce la fragilità del sistema e le sue tragiche conseguenze. La giustizia adesso dovrà accertare le responsabilità individuali e sistemiche di uno dei casi più gravi degli ultimi anni in ambito sanitario in Sicilia.