Nel Trapanese circa 180 mila persone non ricevono la bolletta dell’acqua. I Comuni ex Eas, infatti, non hanno mai avuto una gestione diretta del servizio idrico, né una banca dati degli utenti. Significa che, ancora oggi – nel 2025 –, non si sa chi consuma, dove e quanto. In questo contesto, l’Ati Idrico resta commissariata, ma adesso punta a voltare pagina.
Il 30 giugno sono scaduti i termini del bando per la costituzione della struttura definitiva. Lo conferma il presidente Francesco Gruppuso:
“Con la nomina del direttore generale avremo finalmente una struttura stabile, anche dal punto di vista amministrativo e tecnico”.
Un passaggio chiave, che si accompagna alla rimodulazione del Piano d’Ambito, in corso con il supporto tecnico di Invitalia.
L’obiettivo è portare il piano in equilibrio e uscire dal commissariamento nazionale entro la fine di agosto. “Solo così potremo riguadagnare l’ordinarietà”, spiega Gruppuso.
Un lavoro oggi più agevole anche grazie alla piena collaborazione con l’assessorato regionale all’Energia e ai servizi pubblici guidato da Francesco Colianni. Ma i problemi strutturali restano.
“Sono 15 Comuni, pari al 40% del territorio trapanese – spiega Gruppuso – e coinvolgono circa 180 mila cittadini che non hanno potuto pagare. Una situazione che nasce dalla mancata gestione transitoria dopo la liquidazione dell’Eas. Non essendoci bollettazione, per molti l’acqua sembra un diritto assoluto e non un bene prezioso da preservare”.
E mentre i numeri restano senza controllo, la crisi idrica avanza.
I pozzi, che un tempo pescavano a 80 metri, oggi devono scendere a 120 metri, ancora più in basso. "L’invaso Garcia non ha raccolto acqua. Il deficit è di 4 milioni di metri cubi. Serve responsabilità collettiva, anche da parte dei turisti. L’acqua non è infinita e se la sprechiamo, in futuro resteremo senz’acqua”.
E se non bastasse, l'ex Eas non ha mai consegnato la banca dati degli utenti.“Né a noi, né a Invitalia, né alla Regione. E questo impedisce di sapere dove sono gli allacci, chi consuma e quanto. L’assessore Colianni ha dato 30 giorni di tempo per adempiere, ma aspettiamo ancora”.
Intanto, qualcosa si è mosso. Quando la nuova governance si è insediata solo un Comune su 24 versava le quote. Oggi oltre la metà ha saldato gli arretrati. "Abbiamo rimesso in funzione tutti i pozzi possibili e contiamo di chiudere la fase emergenziale con una struttura autonoma, anche con l’arrivo dei dissalatori, probabilmente già da settembre”.
Importante, inoltre, il risultato ottenuto con l’assemblea del dicembre 2024, che ha definito la condizione abilitante non solo per Trapani, ma anche per gli altri otto ambiti siciliani, sbloccando 240 milioni di euro per il sistema idrico regionale.
Ma dietro l’impegno c’è un paradosso tutto siciliano: nessun compenso per chi gestisce l’ente. Un lavoro continuo e serrato, che non prevede né per il presidente né per i membri del CdA alcuna indennità.
Ora si attende l’assemblea di agosto. Se tutto filerà liscio, l’Ati potrà uscire dal commissariamento e si potrà finalmente andare a gara per il gestore unico. In caso contrario, si resterà impantanati.
“Siamo tutti corresponsabili – conclude Gruppuso – dal cittadino al turista. Chi oggi non paga l’acqua, domani dovrà pagarla, anche per ciò che non ha mai versato”.