E’ morto Goffredo Fofi questa mattina. Raccontare chi fosse crea imbarazzo anche solo a tentare di tratteggiare il suo essere: critico saggista amava il cinema la fotografia la radio, cultore della cultura sul nascere e diffidava di quello che in massima parte è diventato lo spettacolo della cultura.
Amava i giovani, amava lavorare in gruppo odiava l’individualismo e dimostrava il suo incazzarsi brandendo il bastone che lo accompagnava in questi ultimi anni.
E se la vita è l’arte degli incontri, lavoravo in una agenzia fotogiornalistica a Roma_Contrasto_ un mondo veloce dinamico dove la notizia viaggiava in sottrazione, mi verrebbe da dire rutilante, la sede occupava tutto l’ultimo piano di un palazzo dietro Piazza del Popolo, e la ricerca del mio silenzio e rifugio era imboccare l’ultima rampa e entrare nella redazione de Lo Straniero (rivista edita da Roberto Koch/Contrasto) un autentico sliding door temporale: copertine che sarebbero uscite, articoli in fieri, chiacchiere mai banali un tempo denso come poche volte mi successo di rivivere.
Inventore di riviste - lo Straniero, gli Asini e altre - quando i giornali si vendevano in centinaia di migliaia di copie, avere tra le mani la sua di rivista era fermare un tempo e quelle letture imponevano pause e riflessioni - oggi lo posso dire, ne uscivi rigenerato da quelle pagine - e da quella redazione è passato il mondo attuale della letteratura contemporanea, Alessandro Leogrande, Nicola Lagioia, Gianfranco Bettin.
Ho chiamato Fausta Orecchio, editrice raffinatissima e illustratrice lei stessa - le sue copertine la sua grafica per la rivista erano impeccabili e sempre in sottrazione, non è riuscita a dire altro che “non c’è più nessuno”, questo a testimonianza della persona dell’uomo e del vuoto che lascia.
Fofi e la Sicilia ovvero l’esperienza enorme a Borgo di Dio con Danilo Dolci, il suo rapporto intimo con la fotografia - le sue corrispondenze su Cinema Nuovo “illustrate “ da Enzo Sellerio; un documentario che non vedrà mai la luce con Fofi e Maresco ripercorrendo in treno quella Sicilia della seconda metà degli anni ’50, e tanto tanto altro come l’amicizia con Nino De Vita e qui un suo pensiero
“Conoscevo e frequentavo Goffredo da almeno trent’anni. In tanti luoghi, in giro per l’Italia, ci incontravamo, ma anche qui a casa mia, a Cutusìo, o nella sua casa, meglio nelle sue case, di Roma.
Devo a lui tante belle recensioni in occasione dell’uscita dei miei libri. E a lui devo la conoscenza con Fausta Orecchio che, nelle sue edizioni, ha fatto uscire quattro miei libri (due con l’introduzione di Goffredo Fofi).
Era un uomo colto, generoso, affettuoso. Viveva appartato, riservato, fuori dalla “mischia”.
Ho perso un amico e ne sono addolorato.
E’ morto Goffredo Fofi, e mi sento più solo, ci dovremmo sentire più soli tutti.
Detesto la retorica e apprezzo tra i tanti messaggi di cordoglio, un pensiero di Paolo di Paolo “ ora tutti scriveranno - ci mancherà - quando in realtà spesso siamo mancati noi…”
Una generazione che ha vissuto la cultura con grande libertà e una fiducia assoluta per quello che avrebbe trovato dietro l’angolo, confidando in un colpo d’ala della società, e lo ripeto con gli occhi puntati sempre verso le nuove generazioni.
Burbero lo hanno sempre dipinto, non è vero, di una generosità unica magari non facile l’approccio ma quando ti apriva la porta ti aveva aperto il cuore. Ho tra le mani una raccolta di suoi scritti per i tipi di Minimum fax_ Son nato scemo e morirò cretino_ scritti 1956-2021, dentro il suo mondo in oltre sessant’anni e la sua capacità calvinana di spaziare nelle vaste forme dei suoi interessi
Qui Daniele Di Gennaro: editore: “Minimum fax ha avuto tante volte la fortuna di veder entrare nelle sue stanze come un vento forte il sorriso e l’energia di Goffredo Fofi. La sua testimonianza, generativa e generosa, ha formato il percorso di tanti di noi, indicandoci l’importanza di cercare un senso in ogni scelta, ad ogni passo. Non dimenticheremo che quell’abbraccio e quello sguardo luminoso sono stati quelli di un gigante della storia culturale, sociale e quindi politica, di questo paese”
In un Paese dove l’intellettuale viene visto in tralice, dove la Cultura fatica ad essere lessico famigliare perché tale dovrebbe essere, un grazie al tuo essere stato per tutti noi caro Goffredo, il postumo non mi ha mai affascinato, e quel grazie per quanto ci hai lasciato fino a questa mattina.
Il resto lo faranno altri.
giuseppe prode
"La cosa più difficile nella vita è vivere senza mentire e senza credere nelle proprie menzogne" (Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
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