L'incredibile storia del ragazzo morto in una buca sulla spiaggia che stava scavando
Era una vacanza attesa, desiderata, cominciata appena due giorni prima. Riccardo Boni, 17 anni, romano, si trovava con la sua famiglia al camping Gitavillage California, sulla costa laziale di Montalto di Castro. Una spiaggia tranquilla, poco affollata, un pomeriggio come tanti. Poi il silenzio. E la sabbia che diventa una trappola mortale.
La buca, il tunnel e il crollo
Giovedì pomeriggio, dopo pranzo, Riccardo stava scavando una buca nella spiaggia libera, accanto allo stabilimento del campeggio. Era con i fratelli più piccoli, che poi si erano allontanati. Una sfida da bambini, arrivare sempre più in fondo, giocare con la sabbia nera e compatta di Montalto. Fino a un metro e mezzo di profondità: quasi quanto lui, che era alto un metro e settantacinque.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Tuscania e i racconti dei presenti, Riccardo aveva iniziato anche a scavare un tunnel per risalire. Un gesto incauto, ma comune. È stato a quel punto che le pareti della buca hanno ceduto, richiudendosi su di lui. Nessuno ha sentito nulla. Nessun urlo. Nessun rumore. La sabbia, ferrosa e pesante, lo ha letteralmente inghiottito. Invisibile anche ai pochi bagnanti presenti in quel momento sul lido.
La disperata ricerca
Quando i genitori hanno realizzato che Riccardo non era più con loro, hanno iniziato a cercarlo tra la spiaggia e il campeggio, pensando si fosse allontanato. Solo dopo 40 interminabili minuti, è stato il fratellino più piccolo, di cinque anni, a indicare il punto esatto dove Riccardo stava scavando.
Accanto a quella che era ormai una superficie compatta, dove si poteva camminare sopra senza accorgersi della buca, c’erano ancora gli oggetti personali del ragazzo. È stato lì che la madre, in preda al panico, ha gridato: «Salvatelo, oddio, tiratelo fuori». I presenti si sono messi a scavare a mani nude, anche i bagnini dello stabilimento vicino, fino all’arrivo dell’elisoccorso e dei soccorritori. Ma per Riccardo era troppo tardi. Era già morto, soffocato dalla sabbia.
Una tragedia che si poteva evitare?
Non è la prima volta che accade una tragedia simile. Solo lo scorso anno, in Florida, una bambina di sette anni morì nello stesso modo. Il professore Stephen P. Leatherman, esperto di coste e spiagge, spiegò allora che la sabbia può essere più pericolosa della neve: non consente di creare una “bolla d’aria” per respirare, e i granelli si infilano ovunque, impedendo qualsiasi movimento.
Inoltre, la sabbia scura di Montalto – come ha ricordato anche la sindaca Emanuela Socciarelli – è particolarmente pesante, e rende le buche più instabili. «È una morte assurda – ha detto la sindaca –. Non si è mai vista una cosa simile. Abbiamo sospeso gli eventi previsti in città. Tutti siamo sconvolti». Anche la polizia locale e i volontari della Misericordia, accorsi sul posto, sono rimasti provati dalla scena.
Indagini in corso
La Procura di Civitavecchia ha aperto un’indagine e disposto il trasferimento della salma per valutare l’eventuale autopsia. Si cercano conferme attraverso le testimonianze, anche se al momento la famiglia – comprensibilmente sotto choc – non è stata in grado di ricostruire con esattezza la dinamica. Resta un dolore incalcolabile, il vuoto che lascia una morte tanto assurda quanto evitabile.
Un dolore che tocca tutti
Riccardo Boni era il maggiore di quattro fratelli. Aveva 17 anni e stava semplicemente giocando. Quel gioco si è trasformato in una trappola. Una sabbia che doveva accogliere e divertire si è trasformata in una tomba invisibile. E ora, sulla spiaggia di Montalto, resta solo il silenzio.
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