«Ho perso un amico, e ne sono addolorato». Con queste parole il poeta marsalese Nino De Vita saluta Goffredo Fofi, scomparso ieri , 11 luglio 2025, a 88 anni. Intellettuale tra i più liberi, generosi e controcorrente del secondo Novecento, Fofi è stato critico militante, animatore culturale, scrittore, fondatore di riviste, osservatore attento e profondo della società italiana.
De Vita lo ricorda con affetto e gratitudine: «Conoscevo e frequentavo Goffredo da almeno trent’anni. In tanti luoghi, in giro per l’Italia, ci incontravamo, ma anche qui a casa mia, a Cutusìo, o nella sua casa, meglio: nelle sue case, di Roma».
Dal loro rapporto nacque non solo un’amicizia sincera, ma anche una collaborazione intellettuale intensa. «Devo a lui tante belle recensioni in occasione dell’uscita dei miei libri. E a lui devo la conoscenza con Fausta Orecchio che, nelle sue edizioni di “Orecchioacerbo”, ha fatto uscire quattro miei libri – due con uno scritto di Goffredo – e ancora uno ne sta per uscire».
Goffredo Fofi, racconta De Vita, era «un uomo colto, generoso, affettuoso», ma anche schivo, «appartato, fuori dalla mischia». Un tratto distintivo di chi ha sempre scelto la marginalità come forma di resistenza culturale, rifiutando le luci dei riflettori per inseguire la coerenza del pensiero.
Per Nino De Vita, come per molti altri scrittori e artisti che Fofi ha sostenuto, il critico napoletano è stato un compagno di strada. Uno che ascoltava, leggeva, capiva. E che sapeva farsi da parte, lasciando spazio alle parole degli altri, alle storie degli ultimi, ai sogni degli irregolari.
Oggi, nella casa di Cutusìo, quel silenzio pesa di più.