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12/07/2025 09:29:00

Mafia a Marsala e Mazara, continua l'abbreviato per sette imputati

E’ entrata nel vivo, davanti al Gup di Palermo Ivana Vassallo, l’udienza preliminare per sedici presunti mafiosi e favoreggiatori coinvolti nell’operazione condotta, lo scorso 16 dicembre, da Guardia di finanza e Dda tra Marsala e Mazara del Vallo (18 misure cautelari). 

 

E sette di loro hanno chiesto di essere processati con rito abbreviato (in caso di condanna, avranno un terzo di sconto di pena). L’abbreviato è stato chiesto dai mazaresi Pietro Burzotta, genero del defunto boss mafioso Vito Gondola e figura centrale dell’inchiesta, Paolo Apollo, Antonino Giovanni Bilello e Ignazio Di Vita, nonché dai marsalesi Pietro Centonze, classe ’50, dal figlio Domenico, e da Pietro Centonze, classe ’69, cugino di Domenico. Cinque di loro sono difesi dall’avvocato Luigi Pipitone, uno (Pietro Centonze classe ’69) da Pasquale Massimiliano Tranchida e Raffaele Bonsignore, e un altro (Di Vita) da Tommaso Di Lisi. 

 

A rappresentare l’accusa è il pubblico ministero della Dda Francesca Dessì, che il 30 settembre farà le sue richieste. E non è difficile prevedere che saranno di condanna. Poi, la parola passerà ai difensori. 

 

Gli altri nove imputati, invece, non hanno chiesto riti alternativi. E quindi il gup Vassallo dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. E ieri ci sono stati i primi interventi difensivi. Sono intervenuti gli avvocati Massimo Motisi e Antonella Bonafede, legali del marsalese Giancarlo Nicolò Angileri, e Vito Daniele Cimiotta per Giovanni Piccione, anche lui marsalese. I legali, com’è ovvio, con interventi piuttosto incisivi hanno chiesto il “non luogo a procedere”. Il 17 settembre sarà il turno dei difensori degli altri imputati, che sono Lorenzo Buscaino, Vito Ferrantello, Michele Marino, Alessandro Messina, Giuseppe Prenci, Gaspare Tumbarello e Massimo Antonio Sfraga. Per due dei 18 coinvolti nell’inchiesta, la Dda non ha (ancora) chiesto rinvio a giudizio: si tratta dei mazaresi Luigi Prenci e Aurelio Anzelmo. Secondo gli inquirenti, Burzotta avrebbe ereditato il ruolo di comando del suocero, assumendo un ruolo di primo piano nella gestione delle attività illecite legate al controllo delle aree di pascolo. Le indagini hanno riguardato soprattutto il controllo dei pascoli e fatto luce anche su un episodio di turbativa d'asta relativo alla vendita giudiziaria di un terreno tra Mazara e Petrosino, di proprietà della società "Orto Verde". Presunti mafiosi e fiancheggiatori avrebbero tentato di manipolare la procedura per favorire l'aggiudicazione a soggetti vicini all'organizzazione criminale. Nei due mesi successivi agli arresti, su richiesta degli avvocati difensori, il Tribunale del Riesame ha annullato dieci misure cautelari. Il Riesame, comunque, non entra nel merito delle accuse contestate, ma si limita a stabilire se sussistono le esigenze cautelari. E in particolare, in questi casi, se è necessaria la detenzione in carcere o ai domiciliari, ai fini di scongiurare un pericolo di fuga, l’inquinamento delle prove o la reiterazione del reato.