“Siamo soddisfatti della decisione emessa dal Tribunale di Marsala, decisione che ancora una volta rende giustizia a Maria Amatuzzo. La donna infatti, non è riuscita a sapere nemmeno dell'inizio di questo processo, avviato dopo la sua morte per mano del Favara. E’ stato il padre che ha deciso di costituirsi parte civile dopo la morte della figlia”. E’ questo il commento del legale di parte civile Vito Daniele Cimiotta dopo la sentenza del giudice monocratico Francesca Maniscalchi che ha condannato il 65enne ex pescatore castelvetranese Ernesto Favara per maltrattamenti familiari, minacce e lesioni personali in danno dell’ex moglie, per il cui omicidio è già stato condannato, anche in appello, all’ergastolo. I fatti per cui si è svolto il processo a Marsala sono del 2021.
Nella denuncia da cui è scaturito il processo per maltrattamenti, la Amatuzzo ha raccontato che la sera del 4 maggio 2021 il marito avrebbe tentato di strangolarla con una corda di nylon all’interno dell’auto con cui era andato a prenderla nella struttura di accoglienza di Partanna di cui in quel periodo era ospite. Ascoltata in aula, una operatrice della struttura di Partanna ha dichiarato che quando la Amatuzzo decise di uscire, accettando l’invito del marito a fare un giro in auto, lei tentò di impedirlo, ma non ci riuscì. E che quando, mezz’ora dopo, la donna tornò, aveva segni di strangolamento sul collo.
Subito dopo venne accompagnata al Pronto soccorso di Castelvetrano. Un carabiniere ha, invece, affermato che la stessa sera, scattato l’allarme, intorno alle 23.30, fu rintracciato il Favara e nella sua auto venne trovata, e sequestrata, una corda in nylon che appariva già utilizzata. Maria Amatuzzo venne uccisa a coltellate la vigilia di Natale 2022 nell’abitazione di Marinella di Selinunte, che fino a poco tempo prima aveva condiviso con il marito. Quando arrivarono i carabinieri, allertati da un vicino per le urla della vittima, il Favara era in stato confusionale e aveva ancora in mano il coltello sporco di sangue.