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17/07/2025 06:00:00

Dalla zona del disinteresse è tutto ... buone vacanze

di Katia Regina - Nel periodo estivo solo cose leggere: abiti, cibi, libri, spettacoli... e film. Il caldo rende tutto più pesante e insopportabile, ed è vero, per certi versi, ma non è così per tutti, a quanto pare. Non lo è per me, per esempio, nonostante anch'io soffra maledettamente il caldo e mi muova strisciando lungo le pareti quasi a evitare il sole pure dentro casa. Finite le cose da fare, nel pomeriggio, sto al fresco, tra le mura domestiche e cerco un bel film da vedere in streaming. E quando dico bel non intendo affatto fresco, leggero, divertente... non sia mai. Quando scelgo un film, così come un libro o altro ancora, la mia sola bussola è: Vediamo come mi racconta questa storia il regista/scrittore che lo ha diretto/scritto. Magari è una storia che già conosco, ma la magia si rinnova se l'autore è bravo. E così mi capita che, in un pomeriggio torrido di luglio, la mia scelta ricada su un film che nulla ha di leggero, nonostante il titolo provi a dissimularlo: La zona d'interesse. Un film pluripremiato che si potrebbe inserire in un vocabolario accanto alla voce Banalità del male. La zona d'interesse altro non è che lo spazio intorno al perimetro di un campo di concentramento. Una fascia di territorio che confina con l'orrore, senza tuttavia impedire a chi vi risiede di vivere un'esistenza spensierata e orribilmente normale. Ed è proprio quanto accade alla famiglia di un gerarca nazista. Ma non è tanto della trama del film che vorrei parlare; chi non lo ha ancora visto deve guardarlo per comprendere fino in fondo l'assurdità di questa realtà accaduta durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

La scelta di guardare questo film l'ho compresa solo durante la visione, come spesso mi succede anche con i libri: durante la lettura mi accorgo che, seppur parlando d'altro, quelle pagine stanno parlando a me, mi stanno invitando a riflettere, a trovare connessioni con quanto sto vivendo in quel preciso momento della mia vita.

La tragica attualità che giunge dalle guerre in atto, la strage di bambini a Gaza, innocenti fatti saltare in aria mentre aspettano di poter racimolare qualcosa da mangiare o bere. E poi la guerra in Ucraina, altri morti che non si riesce neppure a seppellire dignitosamente... E così, mentre guardavo un film che solo apparentemente parlava d'altro, mi indignavo per un fatto accaduto ottant'anni addietro, e improvvisamente ho provato vergogna: per me stessa, per tutto l'evoluto Occidente, per il mio Paese e per tutti quelli che vivono la propria vita come se quei morti fossero una vecchia storia di ottant'anni fa. E invece no, mentre sto scrivendo, altri bambini vengono ammazzati, altri esseri umani innocenti, proprio ora mentre noi organizziamo la nostra vita; se andare al mare o in piscina, con l'acqua tonica fredda in frigo per dissetarci con quel quid in più. E proprio come nel film di Woody Allen, ricordate, La rosa purpurea del Cairo, ho immaginato che i personaggi del film cominciassero a parlare con me, spettatrice. Rispondessero alla mia indignazione per quella loro vita tranquilla accanto al campo di Auschwitz, puntandomi il dito contro e dicendo con un certo disprezzo che anch'io abito in una zona d'interesse, magari più estesa della loro, non proprio al confine, ma con l'aggravante che a me giungono pure le immagini dell'orrore anche se intervallate dalla pubblicità e senza l'agghiacciante colonna sonora off-screen del film.

 

Tutto questo potrebbe essere solo un brutto incubo, uno di quelli da raccontare sdraiati sul lettino di un bravo terapeuta, preferibilmente di orientamento junghiano, giusto per avere conferma di ciò che già so sui conflitti interni e il senso di colpa.

Ma cosa possiamo fare davvero per far cambiare questo stato delle cose? Ma soprattutto, davvero qualcuno può fare qualcosa? E se sì, perché non lo sta facendo? E se la risposta fosse ancora più orribile del silenzio?

Troppe domande, lo so, e poi con questo caldo forse hanno ragione quanti sostengono che è meglio guardare una di quelle belle commedie italiane di autori minori, leggere un libro che non ha la pretesa di farti riflettere; la scelta è notevole, vi assicuro. Evitare i libri di storia, quella può essere pericolosa, può ricordare anche ai più distratti che alcuni passaggi prima dei grandi conflitti si ripetono, sempre uguali, cambiano solo i nomi dei responsabili.

Ma sì, andiamo in vacanza, in un luogo non troppo distante da dove abitiamo, ché tanto qui non si sentono le grida dei bambini operati senza anestesia, né quelle delle madri che raccolgono i pezzi dei loro figli tra le macerie. Restiamo nei pressi della nostra Zona del disinteresse. Cos'altro possiamo fare...

Consigli per la lettura: Breve storia della cacca di Enzo Arbore e Michele Mirabella. Perché se dobbiamo affondare nella zona del disinteresse, tanto vale farlo fino in fondo, con un sorriso sarcastico, consapevoli che anche nell'assurdo più grande c'è un riflesso di quanto, ogni giorno, scegliamo di ignorare.


 

Il trailer ufficiale del film:



Libri e fuffa | 2025-11-26 06:00:00
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