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23/07/2025 16:20:00

Milo, la base spaziale dimenticata. Il racconto di Giovanni Catania

Una base aerospaziale strategica, un progetto da 250 milioni di euro, l’appoggio del Ministero della Difesa, e poi? Il nulla. Oggi si parla di “Cittadella dello Sport”, ma fino a pochi anni fa l’ex aeroporto di Milo, alle porte di Trapani, era al centro di un piano per trasformare la zona in un hub scientifico e tecnologico d’avanguardia. A ricordarlo, con toni amari ma senza retorica, è Giovanni Catania, ex collaboratore del Sottosegretario Vincenzo Santangelo durante il primo governo Conte, in un post pubblicato su LinkedIn che sta facendo molto discutere.

“Ho deciso di raccontare questa vicenda senza commenti, solo riportando i fatti”, scrive Catania. Ma i fatti parlano da soli. L’ex base militare di Milo, utilizzata fino al 2012 per il lancio di palloni aerostatici dell’Agenzia Spaziale Italiana, è considerata ancora oggi uno dei siti ideali a livello internazionale per questo tipo di attività, grazie alla posizione sul 38° parallelo e alle favorevoli condizioni meteo-stratosferiche. “È un sito che potrebbe ospitare test di droni, attività di aviazione leggera, scuole di volo, hangar, officine, un centro per l’elaborazione di dati satellitari e ambientali. Avevamo messo tutto nero su bianco”.

Il piano, i contatti, i sopralluoghi

Nel 2018, racconta Catania, l’ufficio del Sottosegretario Santangelo iniziò a lavorare per la riattivazione della base. “Con il Ministero della Difesa, l’ASI, tecnici, scienziati e imprenditori, predisponemmo un Piano operativo dettagliato, da finanziare tramite CIPE, con un orizzonte di attuazione quinquennale, 2020-2025”. Un progetto che prevedeva la creazione di un Parco Scientifico e Tecnologico in grado di sviluppare applicazioni civili e militari, dal monitoraggio ambientale alla sicurezza dei mari, fino all’internet delle cose e alla mobilità intelligente.

Ma il cambio di governo e il passaggio del ministero al PD con Lorenzo Guerini interruppero tutto. “Non ho più saputo nulla della base”, scrive oggi Catania, “fino a quando l’imprenditore Valerio Antonini non ha annunciato, con l’appoggio dell’Amministrazione comunale, un progetto completamente diverso: la Cittadella dello Sport”.

Un’occasione persa?

Catania non nasconde la delusione. Non tanto per il fallimento di quel piano – “sono felice che almeno il supercomputer che pensavamo per Trapani sia stato realizzato, anche se a Napoli” – quanto per l’incapacità della classe dirigente locale di valutare le reali potenzialità del proprio territorio. “La base di Milo, se ben utilizzata, può essere una miniera di innovazione, ricerca, attrazione di investimenti. Non un’area da concedere in uso a lungo termine per impianti sportivi o operazioni speculative”.

Secondo l’ex collaboratore governativo, l’interesse dei privati è legittimo, ma spetta alla pubblica amministrazione – Comune in testa – “stabilire quale sia l’interesse collettivo più meritevole di tutela”. Un concetto semplice, ma che troppo spesso viene sacrificato per mancanza di visione, o per pigrizia politica. “Se si prescinde da progetti orientati allo sviluppo economico reale, basati sulle vocazioni del territorio, chiunque può lanciarsi in proposte di stampo speculativo”.

Un appello alla riflessione

L’articolo pubblicato da Catania non è un j’accuse, ma un invito. Alla memoria, innanzitutto: perché ricordare cosa si è fatto (o si poteva fare) è il primo passo per tornare a costruire. Ma anche alla responsabilità. L’amministrazione comunale di Trapani sarà chiamata nei prossimi mesi a rimodulare il piano regolatore per accogliere il progetto di Antonini. Ma ha davvero valutato tutte le alternative? Ha davvero messo sul piatto le opzioni strategiche, le ricadute occupazionali, scientifiche e tecnologiche?

Domande che meriterebbero un dibattito serio, in consiglio comunale e nella città. Perché oggi Milo rischia di essere l’ennesimo caso di potenzialità inespresse, sacrificate a favore di rendite di breve periodo. Ma è ancora in tempo per non diventarlo.