Antonino Bianco non ce l’ha fatta. Dopo 24 giorni di coma è morto, infatti, stanotte, all’ospedale Villa Sofia di Palermo il 63enne muratore originario di Calatafimi che lo scorso 30 giugno era precipitato da una impalcatura al secondo piano di un edificio in ristrutturazione nel centro storico di Trapani.
La famiglia Bianco ha nominato come legale l’avvocato Ornella Cialona. Dopo la caduta, Bianco era stato soccorso dai sanitari di un’ambulanza del 118 e trasportato in codice rosso all’ospedale Sant’Antonio Abate di Erice, ma le sue condizioni ne resero necessario il trasferimento d’urgenza in elisoccorso al trauma center di Villa Sofia, a Palermo, dove fu messo in coma farmacologico. Il cantiere fu subito posto sotto sequestro dalla magistratura per consentire gli accertamenti sulla dinamica e verificare eventuali responsabilità o violazioni delle norme di sicurezza.
Sull’accaduto intervenne la Fillea Cgil di Trapani. “E’ giunto il momento – affermò, in una nota, Gaspare Giaramita, segretario provinciale del sindacato degli edili - di chiamare gli incidenti sul lavoro per quello che sono: operaicidi. Il lavoro non può né ferire né uccidere. Sono troppe le regole che vengono disattese. Tra queste, anche l’ordinanza regionale che vieta i lavori nei cantieri all’aperto nei giorni di temperature elevate, per tutelare la salute dei lavoratori che svolgono attività fisica intensa al sole”. Il sindacato chiese maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine e degli organi preposti: “E’ fondamentale – concluse Giaramita - che ci sia vigilanza, affinché la legalità e la sicurezza tornino al centro della cultura del lavoro”.