E’ ormai definitiva la condanna subita, in primo e in secondo grado, dal 69enne marsalese Pietro Caito per minaccia, porto di oggetto atto ad offendere (un bastone) e oltraggio a pubblico ufficiale.
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha, infatti, ritenuto “inammissibile” il ricorso difensivo contro la sentenza emessa, il 15 ottobre 2024, dalla Corte d’appello di Palermo, che aveva confermato la condanna emessa dal Tribunale di Trapani il 22 luglio 2022. Tra i motivi alla base del ricorso difensivo in Cassazione la presunta “inosservanza o erronea applicazione della legge e vizi della motivazione in relazione alla sussistenza dell'elemento oggettivo del reato di cui all'art. 341-bis cod. pen. (oltraggio a pubblico ufficiale, ndr), non essendo le espressioni ingiuriose state pronunciate anche in presenza di persone diverse dai pubblici ufficiali destinatari dell'aggressione verbale e reattiva dell'agente”, nonché la presunta “violazione di legge e mancanza di motivazione in relazione alla ritenuta sussistenza della condotta di cui all'art. 4 L. n. 110/1975 (porto di oggetto atto ad offendere, ndr)”.
La difesa, infatti, ha fatto notare che “l’imputato non avrebbe portato il bastone con sé al di fuori della sua abitazione, ma lo avrebbe occasionalmente rinvenuto e prelevato alla vista di Giuseppe Guaiana". Per i giudici della Suprema Corte, però, “va allora rilevato che nella pronuncia di primo grado, condivisa dalla Corte di appello, si afferma che il bastone era stato prelevato dall'imputato da una fioriera e ‘quasi sicuramente il bastone, per come si evince dall'istruttoria, era stato posato da lui stesso poco prima, considerato che detta arma impropria non era una componente della fioriera stessa”. Nel respingere il ricorso, la Cassazione ha anche condannato il Caito al pagamento delle spese processuali e a versare tremila euro alla Cassa delle ammende.