È stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini a Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, e ad altri sei indagati coinvolti nell’inchiesta per corruzione che da mesi scuote i palazzi del potere regionale. Un’indagine che ha già avuto effetti politici pesanti e che potrebbe tradursi a breve in una richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Palermo.
Oltre a Galvagno, i provvedimenti sono stati notificati alla sua portavoce Sabrina De Capitani, al segretario particolare Giuseppe Cinquemani, a Marcella Cannariato (moglie di Tommaso Dragotto, patron di Sicily by Car), al manager catanese Nuccio La Ferlita, all’imprenditore palermitano Alessandro Alessi e a Marianna Amato, dipendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana.
Il "prezzo" della corruzione: biglietti gratis e fondi distribuiti senza merito
L’indagine, coordinata dai pm Maurizio De Lucia, Andrea Fusco e Felice De Benedittis, ha svelato — attraverso due anni di intercettazioni della Guardia di Finanza — una gestione distorta delle risorse pubbliche in ambito culturale e istituzionale, con fondi distribuiti secondo logiche clientelari e non sulla base del merito o delle competenze.
Tra i favori contestati, emergono decine di biglietti omaggio per concerti e grandi eventi, destinati alla cerchia familiare e personale del presidente Galvagno. Il sospetto dei magistrati è che attorno al vertice dell’Ars si fosse consolidato un sistema di scambi opachi tra potere politico, mondo imprenditoriale e fondazioni culturali.
Galvagno non molla: “Sono fiducioso”
Il diretto interessato, esponente di Fratelli d’Italia, ha fatto sapere che non intende dimettersi, a prescindere dagli sviluppi del procedimento: “Registro con soddisfazione — ha dichiarato — che sono state escluse tutte le presunte indebite utilità che avrei percepito a titolo personale. Confido che l’integrale accesso agli atti permetta di chiarire ogni dubbio sulla correttezza istituzionale del mio operato”.
Ha poi aggiunto, in riferimento alla contestazione per peculato: “Mi riservo di fornire ogni chiarimento utile sull’utilizzo dei fondi, secondo quanto previsto dal regolamento”.
Gli altri filoni: anche Amata e Monterosso sotto inchiesta
Questo è solo uno dei filoni dell’inchiesta. La Procura ha già notificato atti analoghi all’assessore regionale al Turismo Elvira Amata e all’ex direttrice generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso. Anche in questi casi il nodo centrale riguarda l’uso disinvolto di fondi pubblici per eventi culturali, con presunti favoritismi e aggiramenti delle norme di trasparenza.
In attesa delle valutazioni finali dei magistrati, gli indagati avranno ora 20 giorni per chiedere di essere ascoltati o depositare memorie difensive. Ma intanto, il quadro che emerge è quello di una politica che ha usato la cultura per coprire operazioni di potere, favori e business.