Una estate così, controvoglia (per me) dove provo a ritrovare ritualità del quotidiano e leggo che te ne sei andato caro Piero Melati.
Piango, mi danno come non mai, meno di tre settimane addietro una lunga telefonata con promessa di rivederci a fine agosto, tu che saresti andato dall’amata figlia in Irlanda.
Il bello di questa vita sono gli incontri, e fu a Trame a Lamezia terme durante il festival e da allora ti ho avuto vicino in ogni modo. Penna straordinaria, intellettuale raffinatissimo, letture ultraterrene e col piacere ogni tanto di pranzi e soste in librerie alla ricerca di spigolature piene di polvere.
Mi hai onorato della tua amicizia, sei stato con noi nella prima edizione del 38° paralello e poi sempre curioso di quanto facevamo e di cosa siamo diventati. La vita, l’arte degli incontri e dei confronti e mai banale stare con te. Perdo un amico raro, perdiamo un intellettuale di altissimo profilo, carsico a suo modo e defilato per natura dopo una vita a consumare scarpe nella sua Palermo come cronista dell’Ora.
Perdiamo tutti un uomo controcorrente per indole e per sapere, e dove tutto ciò che appariva così non era: vi prego recuperate i suoi libri, i suoi articoli, i suoi post lunghi ragionati colti, in un tempo dove il tempo è una variabile incline alla banalità.
Mi danno, caro Piero, mi preparavo al nostro incontro felice di raccontarti, di incrociare il tuo sguardo e il tuo sorriso, mi danno caro amico non poter più ascoltare la tua voce e i tuoi ragionamenti.
Non è mai forma, che la terra ti sia lieve dolce Piero, piango le mie lacrime e sia.
giuseppe prode