Il mistero di Simona Cinà, la ragazza trovata morta in piscina
Un bikini ancora addosso. I vestiti piegati da una parte. Il telefono spento, ma al suo interno — ora agli esami della polizia scientifica — i video di quella sera. Le ultime immagini mostrano Simona Cinà, 20 anni, pallavolista, che ride, balla, sorride. Pochi minuti dopo, viene ritrovata morta sul fondo della piscina di una villa ad Aspra, frazione marinara di Bagheria, durante una festa privata. La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Ma per la famiglia — e non solo — i conti non tornano.
Il giallo dei 50 minuti
Sono le 3:20 del mattino di sabato 2 agosto quando Simona viene ripresa per l’ultima volta in video. Sta ballando vicino alla consolle. Sembrava serena. Alle 4:10, appena cinquanta minuti dopo, il suo corpo è privo di vita sul fondo della piscina. A trovarla, secondo quanto oggi precisato dalla Procura, sono alcuni degli ultimi partecipanti alla festa. La zona della piscina — spiegano i magistrati — era in un angolo poco illuminato, lontano dal bar, dalla consolle musicale e dai bagni.
Due ragazzi si sarebbero subito tuffati per soccorrerla, tentando le manovre salvavita. Il personale del 118 ha poi provato a rianimarla, senza successo. Alle 5 del mattino, i sanitari hanno dichiarato il decesso.
L’autopsia slitta. La Procura smentisce: “Le ricostruzioni non sono fondate”
L’esame autoptico, inizialmente previsto per oggi, è stato rinviato a giovedì. Nel frattempo, la Procura ha diffuso una lunga nota per smentire alcune affermazioni rese pubblicamente dalla famiglia Cinà.
«È infondata l’informazione secondo cui non sarebbero stati trovati alcolici o tracce della festa», precisano i magistrati. Anzi: sono stati rinvenuti bicchieri e bottiglie, in particolare nella zona del bar, attualmente sotto sequestro. Smentita anche la voce secondo cui i vestiti della giovane non sarebbero stati sequestrati: sono sotto custodia dei carabinieri, come tutti gli oggetti utili all’indagine.
Infine, la Procura sottolinea che “tutti i ragazzi sentiti hanno avuto un comportamento collaborativo” e che “non ci sono elementi per ipotizzare che la scena del ritrovamento sia stata alterata”.
I sospetti della famiglia: “Simona non si sarebbe tuffata da sola”
Durante una conferenza stampa, la famiglia ha raccontato di non essere stata avvisata in tempo della tragedia: «Siamo stati noi a cercare notizie. Quando siamo arrivati, Simona era già stata portata via». La sorella Roberta ha parlato di una ragazza sportiva, prudente, che temeva le droghe e beveva pochissimo. «Non si sarebbe mai tuffata da sola in piscina, a quell’ora. Vogliamo sapere la verità».
Secondo i familiari, ci sarebbero video spariti dai telefoni e comportamenti anomali, come la rimozione delle immagini della serata subito dopo la tragedia. Per l'avvocato della famiglia, Gabriele Giambrone, «serve chiarezza su ogni passaggio. Troppe cose non tornano».
La richiesta della Procura: “Basta informazioni false”
Nella nota ufficiale, la Procura lancia un appello: “In attesa dell’autopsia, ci auguriamo che non vengano più diffuse informazioni non veritiere. Questo distoglie energie dalle indagini, il nostro unico obiettivo è fare piena luce per la famiglia di Simona”. E porge le più sentite condoglianze ai genitori, ai fratelli, agli amici.
Un dramma ancora senza risposte, che ha colpito una giovane donna nel fiore della vita. Ora si attendono i risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici. La verità — tra indizi, smentite e domande — è ancora tutta da scrivere.
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