Ponte sullo Stretto, via libera: Salvini esulta, le opposizioni attaccano
È ufficiale: il Ponte sullo Stretto si farà. Con l’approvazione definitiva da parte del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), il progetto promosso dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato da Matteo Salvini supera uno dei principali snodi burocratici. Ma insieme al semaforo verde, arrivano anche le prime, durissime reazioni politiche e sociali. L’opera è già diventata uno dei simboli più divisivi della politica italiana contemporanea.
Il “giorno storico” di Salvini
Il vicepremier Salvini, visibilmente soddisfatto, ha definito il 6 agosto “una giornata storica” e ha annunciato che il cantiere potrebbe partire già tra settembre e ottobre, con l'obiettivo di concludere i lavori tra il 2032 e il 2033. “Sarà il ponte a campata unica più lungo del mondo”, ha dichiarato, sottolineando il valore strategico e simbolico dell’opera: 120 mila unità lavoro l’anno, 40 km di raccordi stradali e ferroviari, una metropolitana con tre fermate sul lato messinese, investimenti che – promette Salvini – coinvolgeranno imprese da tutta Italia, ma soprattutto da Sicilia e Calabria.
La premier Giorgia Meloni ha parlato di “un simbolo ingegneristico di rilevanza globale”, un’opera che “connette l’Italia” e lascia un’eredità duratura: “Un Paese più coeso, più competitivo e moderno”.
Le opposizioni: “Spreco gigantesco, il Sud ha altre priorità”
Ma il clima trionfalistico del Governo è stato immediatamente spento dalle opposizioni. Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, i sindacati e le principali associazioni ambientaliste hanno criticato con toni durissimi la decisione del Cipess.
Anthony Barbagallo, deputato PD, parla senza mezzi termini di “giornata triste per il Mezzogiorno”:
“Il Ponte è un colossale spreco di risorse pubbliche, un monumento all’inutilità e alla propaganda di Salvini. Cancella con un colpo di spugna le vere priorità del Sud”.
Pietro Lorefice, senatore M5S, evidenzia le contraddizioni:
“13,5 miliardi per il Ponte, mentre mancano ancora 17,2 miliardi per completare l’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. È vergognoso dare priorità a un progetto senza coperture, mentre il Sud resta isolato su treni e strade”.
Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi-Sinistra, rincara:
“Nemmeno Berlusconi aveva osato tanto. 14,6 miliardi di euro senza un solo euro di investimenti privati. È il capolavoro di Salvini: miliardi in cemento e propaganda”.
Nicola Fratoianni accusa:
“Una scelta folle. Distrarre risorse pubbliche in questo modo è irresponsabile. Servirebbero per scuole, ospedali, trasporti locali, e invece si butta tutto in una grande opera che serve più alla politica che ai cittadini”.
Il j’accuse dei sindacati
CGIL e Fillea parlano di priorità stravolte:
“La Statale Ionica, la messa in sicurezza della Salerno-Reggio Calabria, il potenziamento delle reti ferroviarie del Sud: tutto rimandato, tutto sottofinanziato. Il Ponte rappresenta una scelta sbagliata e pericolosa”.
I numeri sono impietosi: secondo la CGIL mancano 11,4 miliardi di euro per opere strategiche nel Mezzogiorno, solo in Calabria servono oltre 8 miliardi per infrastrutture vitali. A queste si aggiungono le emergenze idriche in Sicilia, dove oltre tre milioni di cittadini vivono senza approvvigionamento sicuro.
Le associazioni ambientaliste: “Un azzardo da 14,6 miliardi”
Anche Greenpeace, Legambiente, WWF e Lipu definiscono l’approvazione del progetto un “azzardo”, un’opera priva di garanzie tecniche e finanziarie.
In una nota congiunta denunciano:
La mancanza di copertura economica reale (si parla di 13,5 miliardi, ma le stime aggiornate arrivano già a 14,6 miliardi).
Le prove tecniche non completate, tra cui la verifica della tenuta dei cavi e l’analisi sismica.
L’assenza di investitori privati, nonostante le promesse.
La spacchettatura del progetto che consente di aprire cantieri simbolici senza l’intero piano esecutivo approvato.
“Si sottraggono fondi a scuola, sanità, trasporto pubblico. Le disuguaglianze si acuiranno”, concludono le associazioni.
Le incognite: tempi, costi, impatto
La realtà è che il progetto definitivo è stato approvato, ma il ponte è ancora lontano. Serve la bollinatura della Corte dei Conti, la stesura del progetto esecutivo e il superamento di possibili ricorsi giurisdizionali e procedurali. Nel frattempo, si annunciano interventi “preliminari” tra settembre e ottobre, ma restano dubbi su quanto si possa realizzare prima delle elezioni del 2027.
Intanto, la società Stretto di Messina annuncia che la tariffa per le automobili sarà inferiore a 10 euro, con sconti per i residenti e per i viaggi frequenti.
Un Paese diviso
Il Ponte sullo Stretto non è solo un’infrastruttura: è uno spartiacque politico e culturale. Da una parte chi lo vede come un simbolo del futuro, dall’altra chi lo considera il peggior esempio della vecchia politica delle grandi opere. Intanto, Sicilia e Calabria restano in attesa di treni veloci, strade sicure, e servizi essenziali. Il Ponte, oggi, è solo una promessa. E l’Italia, ancora una volta, è divisa.
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