Ancora una volta, il Consiglio Comunale delle Isole Egadi ha votato compatto contro l’istituzione del Parco Nazionale delle Isole Egadi e del Litorale Trapanese. Una decisione non nuova, che riporta alla mente gli anni ’80, quando le isole arrivarono perfino a impugnare al TAR l’inserimento nel piano regionale delle riserve, ottenendo incredibilmente ragione.
Ma stavolta, secondo Letizia Pipitone di Legambiente, la motivazione ufficiale è ancora più incomprensibile e anacronistica: il timore di perdere la gestione esclusiva dell’Area Marina Protetta. “Non vogliono che solo il loro mare sia protetto – denuncia Pipitone – ma vogliono continuare a gestire in autonomia e come meglio credono i fondi destinati all’area marina. Con un parco nazionale, invece, dovrebbero condividere risorse e governance con altri comuni del territorio”.
La chiusura verso il cambiamento
La nota punta il dito contro una mentalità isolana che, complice un isolamento storico e la cronica carenza di servizi (sanità, scuola, mobilità), ha generato una cultura politica chiusa e diffidente. “Questo non può giustificare però – sottolinea Pipitone – l’ostinazione nel rifiutare uno strumento come il Parco Nazionale, che altrove ha prodotto sviluppo, tutela e qualità della vita”.
Secondo Legambiente, basterebbe guardare all’esperienza di altri territori inseriti nei parchi nazionali per capire che i vantaggi sono reali, concreti e alla portata anche delle Egadi: turismo sostenibile, accesso a finanziamenti, miglioramento dei servizi, crescita occupazionale.
Le contraddizioni del Partito Democratico
Il comunicato non risparmia critiche nemmeno al Partito Democratico. “Nel congresso provinciale il PD ha ribadito l’impegno a rendere effettiva la legge che istituisce il parco – osserva Pipitone – ma come si concilia questa linea con il voto contrario del sindaco delle Egadi, sostenuto proprio dal PD, e dei consiglieri dello stesso partito?”
Un appello alla politica vera
Da qui, l’appello finale della responsabile di Legambiente: “Se davvero credete che il Parco Nazionale sia un’opportunità per il territorio, smettete di parlare solo con i soliti noti. Andate tra la gente, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei bar, nelle piazze. Parlate con le persone, spiegate, ascoltate. È questo che dovrebbe fare la politica”.
In un’epoca in cui l’emergenza climatica e la necessità di uno sviluppo sostenibile sono sotto gli occhi di tutti, chiudere la porta a uno strumento di tutela e rilancio come un Parco Nazionale appare una scelta non solo miope, ma profondamente ingiusta verso le generazioni future.