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08/08/2025 13:10:00

I dazi di Trump: in Sicilia a rischio 1500 posti di lavoro

La Sicilia potrebbe essere tra le regioni più penalizzate dalla nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Secondo una stima del Centro Studi di Conflavoro, i dazi del 15% imposti dagli USA su diversi prodotti europei rischiano di provocare sull’Isola una perdita economica stimata in circa 480 milioni di euro e mettere a rischio 1.500 posti di lavoro.

A lanciare l’allarme è Giuseppe Pullara, vicepresidente nazionale di Conflavoro e segretario regionale per la Sicilia:

“La Sicilia non può permettersi di subire passivamente questo impatto. I nostri produttori di vino, le aziende agroalimentari e le imprese logistiche sono il cuore pulsante dell’economia isolana. Serve un piano straordinario per tutelare le esportazioni e garantire continuità occupazionale”.

Il settore più esposto è l’agroalimentare, fiore all’occhiello delle esportazioni siciliane verso gli USA, che rischia una contrazione drastica della produzione a causa dell’aumento dei prezzi al consumo e della minore competitività sul mercato americano. Gravi anche le conseguenze per la logistica, con un aumento dei costi operativi e una riduzione dei volumi commerciali. E c’è preoccupazione per il comparto vitivinicolo, simbolo del “made in Sicily”, ora minacciato non solo dai dazi, ma anche dalla svalutazione del dollaro che rende meno appetibili i prodotti italiani.

“La Sicilia ha bisogno di essere ascoltata – afferma ancora Pullara – Non possiamo restare ai margini di una trattativa internazionale che ci riguarda da vicino. È il momento di agire, con misure concrete e tempestive”.

Conflavoro chiede al governo nazionale di attivare un corridoio economico speciale per le regioni più esposte e di destinare parte dei fondi del PNRR alla salvaguardia delle filiere siciliane. Un appello condiviso anche dal presidente nazionale dell’associazione, Roberto Capobianco.

Secondo gli analisti, oltre ai danni economici diretti, si profilano ripercussioni sul welfare regionale e sulla tenuta sociale. Le imprese siciliane, già alle prese con difficoltà strutturali croniche, rischiano di perdere ulteriormente competitività a livello globale.

Ora la palla passa alle istituzioni nazionali ed europee, chiamate ad intervenire prima che la crisi diventi irreversibile.