Screening oncologici in Sicilia: i mancati controlli costano 20 milioni alla Regione
dVenti milioni di euro persi ogni anno a causa degli screening oncologici non effettuati. Un dato allarmante che non solo mina la salute dei cittadini, ma rallenta anche l’uscita della Sicilia dal piano di rientro previsto dal ministero della Salute. A lanciare l’allarme è Giacomo Scalzo, dirigente generale del Dasoe, che sottolinea come il mancato raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) impedisca alla Regione di investire in ulteriori prevenzioni, come quelle per i tumori al polmone, sempre più diffusi tra i giovani.
I numeri del flop
Le percentuali di adesione agli screening in Sicilia sono ben al di sotto delle soglie minime previste dai Lea. Per il 2024, i dati mostrano che:
Tumore alla cervice uterina: solo il 33,36% delle donne ha effettuato lo screening (soglia minima 25%).
Colon-retto: appena il 15,42% (soglia minima 25%).
Mammella: il 25,29% (in calo rispetto al 28% del 2023), contro una soglia minima del 35%.
«La corsa agli screening non è utile solo per farci uscire dal piano di rientro – avverte Scalzo –, ma dobbiamo ricordarci che la vita è una sola e va protetta».
Le iniziative per invertire la rotta
La Regione sta cercando di promuovere la prevenzione coinvolgendo sindaci, prefetture e farmacie. A Palermo, ad esempio, sono stati organizzati presidi sanitari mobili con camper nei comuni, e tutte le giornate per il secondo semestre 2025 sono già state prenotate. Tuttavia, l’impegno delle Asp da solo non basta. «Nelle farmacie di Caltanissetta nessuno ha ritirato il test per il colon-retto, forse perché si crede erroneamente che sia necessaria una colonscopia, mentre in realtà è un semplice esame delle feci», spiega Scalzo.
Finché non verranno raggiunti i livelli minimi per i tre screening principali (cervice uterina, mammella e colon-retto), la Sicilia non potrà ampliare l’offerta ad altre patologie, come i tumori al polmone e al pancreas. «Altre Regioni stanno già investendo milioni in questi ambiti – conclude Scalzo –, noi invece restiamo vincolati».
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