Trapani, turisti senz’acqua e gestori allo stremo: “Per noi è diventata una malattia”
In pieno centro storico di Trapani l’acqua arriva col contagocce: il 6, il 12 e il 29 luglio, poi più nulla. Qui non esiste un servizio di acqua corrente come in altre città: le abitazioni sono rifornite tramite un sistema di accumulo in cisterne e serbatoi, che devono essere riempiti periodicamente. Se l’acqua non arriva, i rubinetti restano a secco.
“E siamo ancora qui ad aspettare – racconta Gianluca, proprietario di un B&B in via San Michele – ormai vivo controllando sempre la videosorvglianza. Ho puntato una telecamera sul motore dell'acqua così da visionare la situazione da remoto. Ormai vivo di ansia. Sono sempre con il cellulare in mano e l’orecchio teso per sentire se le pompe si accendono. È diventata una malattia”.
Per non lasciare i turisti senz’acqua, Gianluca si è dovuto trasformare in “ingegnere idrico”: sul terrazzo, dove per fortuna ha uno spazio esclusivo, ha piazzato serbatoi per 5.500 litri – più del doppio della media cittadina – riempiendoli a sue spese. “Così salvo la faccia, ma intanto pago io”.
Il servizio comunale con autobotte è limitato: c’è un solo autista, e l’acqua non può essere pompata ai piani alti. Per questo il Comune ha appaltato il servizio alla ditta privata Oasi, l’unica a Trapani autorizzata a fornire acqua potabile. “Ma è un camion enorme – spiega – per arrivare fino a casa mia hanno dovuto stendere 80-90 metri di tubo, fare retromarcia in senso unico e combattere con la pressione che faceva saltare il collegamento. Ci hanno messo tre quarti d’ora solo per agganciare il tubo”.
Le altre autobotti private che girano in città, spesso più agili nei vicoli, non possono portare acqua potabile. “E comunque molti non se la sentono di arrivare fino quassù – continua – uno dei pochi che lo fa è Vittorioso, con un mezzo piccolo. Gli altri rifiutano, la manovra è troppo complicata”.
Una situazione diffusa e filmata più volte anche da altri cittadini e lavoratori del centro, spesso attivisti del comitato cittadino "L'Acqua è un diritto di tutti".
Il disagio colpisce anche i turisti: “Una volta l’acqua è finita la mattina stessa del check-out. Ho dovuto farli restare fino a mezzogiorno, ritardando le pulizie e pagando ore extra alla collaboratrice. Loro alla fine sono stati gentili e non hanno lasciato recensioni negative, ma al telefono mi hanno detto: non si fa così, dove vivete?”.
Non è solo questione di ospiti: “Se manca l’acqua, la biancheria e gli asciugamani li carichiamo in macchina e li laviamo in campagna. È tempo, fatica e soldi in più. E intanto io non mi posso allontanare da Trapani, nemmeno per un giorno, per paura che mi chiamino all’improvviso per un’emergenza”.
La rassegnazione lascia spazio all’esasperazione: “Stiamo pensando di vendere. È impossibile vivere così, soprattutto per chi lavora col turismo. Il centro storico non è attrezzato per garantire un servizio idrico continuo e il Comune non ha né il personale né le strutture per risolvere”.
Intanto il Comitato cittadino “L’acqua è un diritto di tutti” ha ricevuto una donazione destinata all’acquisto di rifornimenti con autobotti private per le famiglie meno abbienti del centro storico, nel tentativo di alleviare un’emergenza che, per molti, è ormai quotidiana.
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