La polemica politica sulle eritrine a Trapani si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo la caduta di due rami il 16 agosto – in piazza Vittorio Veneto, tra Questura e Prefettura, e in via Calvino davanti al comando della Polizia municipale – l’associazione ambientalista Erythros ha diffuso una dura replica alle dichiarazioni dell’assessore al Verde, Emanuele Barbara.
La vicenda è ormai nota: i due episodi, che solo per caso non si sono trasformati in tragedia, hanno riportato alla ribalta il tema delle eritrine, alberi piantati nell’Ottocento e iscritti tra i monumentali regionali, ma al centro da anni di una disputa cittadina tra chi ne difende il valore storico e ambientale e chi ne teme la fragilità. Nel 2017 una mobilitazione popolare evitò l’abbattimento, ma oggi l’amministrazione Tranchida – con uno studio dell’assessore all’Urbanistica Giuseppe Pellegrino – ha già deciso l’eliminazione di 18 esemplari su 38, motivandola con ragioni di sicurezza pubblica.
Dall’altra parte c’è chi accusa il Comune di non aver mai elaborato un vero piano di manutenzione. A fine luglio il consigliere Nicola Lamia (FdI) aveva segnalato i rischi in via Calvino, denunciando che la squadra inviata dal Comune aveva potato «tutti gli alberi tranne quelli più pericolosi». L’agronomo Filippo Salerno, del Comitato Pro Eritrine, ha spiegato che «queste piante vanno tenute basse, altrimenti il baricentro diventa instabile e il rischio di sbrancamento aumenta».
Ora arriva la voce di Erythros, che nel suo comunicato accusa apertamente l’amministrazione:
«Da anni si procede con la logica del tagliare, abbattere e dimenticare, senza alcuna visione di rilancio del verde pubblico. Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. [...]
Da anni l’Associazione Erythros chiede che le eritrine vengano riconosciute come alberi monumentali, così da poter accedere a fondi specifici per la loro tutela. Anche questa proposta è stata ignorata dall’amministrazione, che continua a nascondersi dietro scuse e dichiarazioni di circostanza, prima tra tutte l’incolumità pubblica che giustifica tagli e abbattimenti che con l’adeguata manutenzione si potrebbero evitare.
Non è un caso se lo stato di salute delle eritrine – e degli alberi cittadini in generale – sia disastroso: per decenni, in questo le responsabilità pubbliche e amministrative sono da attribuire anche a precedenti e remote amministrazioni comunali, si è insistito con pratiche di potatura antiquate e dannose, come la capitozzatura, che indebolisce le piante invece di fortificarle. Lo dimostrano i casi del carrubo di piazza Vittorio Veneto, morto dopo interventi scellerati, dei pini del velodromo e delle grevillee della scuola Umberto: tutte vittime della stessa incompetenza e di potature radicali. A ciò si aggiunge l’assurdità di potature effettuate in piena estate o durante la nidificazione degli uccelli, periodi vietati o fortemente sconsigliati. Una dimostrazione lampante di come il Comune operi senza alcun criterio tecnico, né agronomico, né ecologico ed in spregio alle indicazioni scientifiche che ormai vengono adottate in tutte le città in cui il verde pubblico è considerato un bene comune. Vale la pena ricordare che un singolo esemplare di eritrina può valere fino a 150.000 euro: ogni abbattimento non è solo un danno ambientale e paesaggistico, ma anche un colossale spreco economico. Con la metà di quei soldi si potrebbe garantire una manutenzione professionale e costante, invece di correre sempre dietro all’emergenza.
La responsabilità politica e amministrativa è chiara: non ci sono agronomi nel Comune, e le ditte incaricate sono sempre le stesse, prive di competenze adeguate, ma puntualmente rinnovate negli appalti. Il risultato è un cimitero verde che cresce anno dopo anno.
Erythros ribadisce con forza:
• serve il riconoscimento delle eritrine come alberi monumentali e l’accesso a finanziamenti manutentivi mirati;
• serve un piano di monitoraggio costante affidato a professionisti qualificati, non a ditte improvvisate;
• serve un direttore dei lavori competente che controlli ogni intervento;
• serve soprattutto una svolta politica: basta considerare il verde come un fastidio o una spesa inutile.
Gli alberi non sono un problema da tagliare via: sono un bene strategico, fonte di benessere, di biodiversità, di equilibrio climatico e di bellezza urbana. È l’incuria – non la natura – a trasformarli in pericoli. Se l’amministrazione di Trapani non è in grado di capirlo, ne porterà la responsabilità davanti ai cittadini e alle future generazioni.
Il Direttivo Associazione Erythros».