A distanza di 38 anni dalla sua morte, il caso di Francesco Ancona, muratore originario di Castellammare del Golfo, viene riaperto. Trovato senza vita l’11 febbraio 1987 sul ciglio di una strada a Mortara, in provincia di Pavia, con il cranio fracassato, la sua morte fu archiviata come suicidio. Ma da mesi le indagini hanno ripreso vigore, e oggi l’ipotesi è ben diversa: potrebbe essere stato ucciso.
Dopo la riesumazione del corpo dal cimitero di Castellammare, la salma è stata trasferita all’Istituto di Medicina Legale di Milano. A coordinare l’inchiesta è il pm Alberto Palermo della Procura di Pavia. Gli accertamenti sono affidati a un team di esperti: la medico legale Cristina Cattaneo, il tossicologo Domenico Di Candia e l’antropologa Debora Mazzarelli. Il loro compito è stabilire se ci siano tracce compatibili con un avvelenamento e colpi violenti.
Gli indagati: la moglie e un amico di famiglia
Per la Procura, Francesco Ancona potrebbe essere stato ucciso. Gli indagati sono la moglie Giovanna Navarra, 77 anni, e l’amico di famiglia Domenico Scarfò, 70 anni, residente a Vigevano. Secondo gli inquirenti, entrambi avrebbero avuto un ruolo nella morte dell’uomo: lo avrebbero colpito alla testa, trasportato su un’auto e poi travolto con una betoniera per simulare un suicidio.
Navarra, già assolta nel 2023 dall’accusa di aver tentato di uccidere il figlio Antonino, è oggi sottoposta a libertà vigilata per un anno, perché ritenuta socialmente pericolosa. «Sono innocente, con la morte di mio marito non c’entro», ha dichiarato. «Scarfò lo conoscevo, è venuto anche al funerale, ma tra noi non c’è mai stata una relazione». Dopo la morte di Francesco Ancona, Navarra e Scarfò andarono a vivere insieme.
Una famiglia divisa, tra accuse e silenzi
Dopo la tragedia, la famiglia si è spaccata. Le due figlie della coppia, rappresentate dagli avvocati Alessandro Rondonotti e Annalisa Gasparre, non hanno mai creduto alla versione ufficiale del suicidio. Una di loro, Maria, all’epoca adolescente, disse: «Mio padre non sarebbe mai riuscito ad arrivare lì da solo a piedi». Oggi non rilasciano dichiarazioni, ma seguono con attenzione gli sviluppi dell’inchiesta.
Accertamenti anche su beni e soldi
La Procura sta scavando anche nei movimenti economici dei due indagati. La squadra mobile di Pavia ha perquisito l’abitazione di Navarra a Castellammare, trovando denaro in contanti e vecchi documenti. Sotto esame anche alcuni affitti percepiti dalla donna in provincia di Trapani. Perquisita anche la casa di Scarfò a Vigevano.
Un giallo che attraversa l’Italia
Francesco Ancona era andato alla CGIL il giorno prima della morte per una vertenza lavorativa: gli dovevano 800mila lire. Non aveva precedenti penali, né problemi noti. La sua morte venne archiviata come suicidio per mancanza di prove. Ma nuove testimonianze, intercettazioni e i recenti riscontri medico-legali potrebbero ora riscrivere la storia.
Il caso è aperto. E stavolta, forse, si potrà arrivare alla verità.
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