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22/08/2025 06:00:00

Da Salemi al Sud America. Chi è Giuseppe Palermo, l'uomo dei narcos colombiani

Da Salemi alla Colombia, uomo ponte tra la ’Ndrangheta e i cartelli della cocaina in Sud America. E’ Giuseppe Palermo, per tutti Peppe, ha 47 anni ed è stato arrestato nei giorni scorsi a Bogotá, in Colombia, dalle forze speciali. Un arresto da film, bloccato fuori da un supermercato. 


Secondo la polizia colombiana non era un intermediario qualsiasi: era “il capo supremo della mafia italiana in America Latina”, l’uomo che trattava i prezzi della droga con i narcos, gestiva i pagamenti, garantiva i carichi e controllava le rotte verso l’Europa.
La sua cattura è uno dei colpi più importanti dell’operazione internazionale “Pratì”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, con Europol e le autorità di diversi Paesi. Un’inchiesta che ha portato a oltre venti arresti tra Italia e Sud America, colpendo al cuore uno dei canali più redditizi del narcotraffico mondiale: quello che univa la Calabria a Colombia, Ecuador e Perù.

 

Le radici e i precedenti
Nato a Palermo nel 1978, ma con radici e ufficialmente residente a Salemi, Giuseppe Palermo porta un cognome che nella cronaca giudiziaria non è nuovo. Suo padre, Vincenzo Palermo, è un uomo di mafia legato alla famiglia di Salemi. Lui stesso non è un nome sconosciuto: nel 2007 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria a otto anni e nove mesi di carcere nell’ambito dell’operazione “Igres”, che smascherò un traffico internazionale di droga.
Un curriculum criminale già segnato che, negli anni successivi, lo ha spinto a trasferirsi in Colombia, dove nel maggio 2023 risulta domiciliato. Non un esilio, ma la base operativa perfetta per diventare il punto di contatto diretto tra le cosche italiane e i cartelli sudamericani.

 

 

L’inchiesta “Pratì” e i legami con la ’Ndrangheta
L’indagine che ha portato al suo arresto nasce in Calabria e prende il nome di “Pratì”. È lì, a Platì, che le cosche mantengono uno dei loro epicentri storici. Le intercettazioni e le attività tecniche hanno ricostruito tre diversi gruppi criminali, tutti legati alla ’Ndrangheta e capaci di muovere centinaia di chili di cocaina.
Giuseppe Palermo emerge come referente in Sud America del gruppo guidato da Giuseppe Trimboli, detto “Zuca”, boss di Platì. Non era un comprimario: era l’uomo che stava al tavolo delle trattative con gli emissari dei narcos, conosciuti come Marcel e David. A lui spettava decidere tutto: il prezzo della cocaina; la qualità del prodotto; le modalità di pagamento (anticipo del 25%, saldo all’arrivo in Italia); i metodi di occultamento nei container di banane e caffè diretti al porto di Gioia Tauro; le piccole spedizioni via corriere espresso (DHL, FedEx, UPS) da mezzo chilo o un chilo, per non interrompere mai il flusso di droga verso l’Italia.

 

Gli episodi contestati
Nei capi di imputazione Palermo compare come protagonista in almeno tre episodi chiave:
- L’associazione criminale: insieme a Trimboli e ad altri affiliati calabresi, avrebbe fatto parte in pianta stabile del sodalizio finalizzato al narcotraffico internazionale.


- La tentata importazione di 100-150 kg di cocaina: un’operazione bloccata, ma già con 150 mila euro inviati in Colombia, di cui 40 mila consegnati ai narcos come anticipo.


- L’invio di 1 kg di cocaina via DHL, occultato in chicchi di caffè e sequestrato a Ciampino nell’aprile 2022.

 

Tra rispetto e diffidenza
Le intercettazioni raccolte dagli inquirenti restituiscono un ritratto ambiguo di Palermo. Da un lato è riconosciuto come l’uomo che “ha costruito i rapporti coi narcos da più di dieci anni” e che tiene aperto il canale Sud America–Europa. Dall’altro, alcuni sodali lo descrivono come “superficiale nelle trattative”, accusandolo di aver perso denaro in affari mal gestiti. Ma, piaccia o no, è lui il garante del dialogo con i colombiani.

 

L’arresto a Bogotá
Il suo arresto è avvenuto a Bogotá, in pieno giorno, mentre usciva da un supermercato. Una dozzina di agenti delle forze speciali, armati di fucili automatici e con i volti coperti, lo hanno circondato e ammanettato. La scena è stata ripresa in un video diffuso dalle autorità colombiane.
“La sua cattura colpisce il cuore stesso del traffico mondiale di droga”, ha dichiarato il generale Carlos Fernando Triana, capo della polizia colombiana. Per Triana, Palermo era ormai diventato il leader italiano in America Latina, in affari con il Clan del Golfo, il cartello più potente della Colombia.
L’Italia ha già chiesto l’estradizione. Intanto, l’operazione Pratì, con i suoi oltre venti arresti, dimostra ancora una volta come la ’Ndrangheta calabrese resti la regina indiscussa dei traffici di cocaina in Europa, grazie a uomini come Giuseppe Palermo: un siciliano che da Salemi ha trovato fortuna criminale in Colombia, a un passo dal cuore pulsante del narcotraffico mondiale.