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03/09/2025 22:00:00

Mazara: "Le zone precluse alla caccia vengono lasciate senza tabelle"

Con l’apertura della stagione venatoria 2025-2026 in Sicilia, il naturalista Enzo Sciabica ha voluto condividere una riflessione sul territorio mazarese e sulla gestione delle aree protette, tra normative spesso disattese e difficoltà nei controlli. La sua lettera, scritta all’indomani del primo giorno di caccia, mette in evidenza contraddizioni, criticità e responsabilità istituzionali che meritano attenzione. 

 

Ecco la riflessione del naturalista Enzo Sciabica.

 

Lunedì 1 settembre 2025, la giornata, di prima mattina, nella piana di San Nicola di Mazara, territorio di caccia per eccellenza, date le presenze della depressione carsica dei laghetti Preola, dello stagno Pantano Leone e delle Sciare, si è presentata con cielo sereno, con lo spirare lieve di scirocco. Giornata ideale per il passo degli uccelli migratori che dagli areali settentrionali di riproduzione hanno già iniziato il trasferimento alle aree di svernamento africane ed anche dell’Europa più meridionale. Intorno alle 6:45, dal caseggiato di San Nicola Dragonara e dalle adiacenze della riserva naturale del lago Preola si sono uditi i primi colpi di fucile che hanno annunziato l’apertura della stagione venatoria. La ricorrenza non poteva passare inosservata a chi, pur non praticando più la caccia, continua a vivere, con rinnovata passione ed impegno, la vita all’aria aperta tra le “Zone Umide del Mazarese” (rese di interesse internazionale), tra le Fiumare e le Sciare dello stesso territorio mazarese. E’ scattata, quindi, la curiosità di osservare la provenienza precisa dei botti e se  fossero diretti ad altri uccelli, oltre che alle tortore europee (Streptopelia turtur) e ai colombacci la cui caccia è consentita dal “calendario venatorio” regionale. Poveri cacciatori, da queste parti, non hanno più dove cacciare. Gli spari provenivano, infatti, oltre che dai caseggiati sparsi per la contrada S. Nicola Sottano, dal perimetro attorno alla riserva Preola e dalle Sciare comprese tra Mazara del Vallo e Campobello di Mazara che accolgono ancora qualche giardino di agrumi, recintato da cipressi ed alberi di alto fusto. Sciare la cui vegetazione è stata bruciata a tappeto, Sciare (protette in quanto ZSC ed anche ZPS) che ai sensi del comma 1°, art. 10 della L.353/2000, per 10 anni avrebbero dovuto essere sottratte alla caccia, come riportato nelle “Disposizioni Generali” di cui all’Allegato “A” del Calendario venatorio regionale 2005 – 2006. Allegato composto da ben 147 pagine che in parte, si ritiene, potevano essere evitate per rendere la lettura e l’apprendimento meno dispersivi e per evitare quella che sembra polemica con l’ISPRA, chiamato a dare il suo parere. L’ISPRA conosce molto bene il territorio mazarese, il territorio siciliano più in generale, dato che  suoi dipendenti, periodicamente, vengono a controllarlo e a studiarlo. Il fatto che l’Istituto lamenti la “presunta insufficiente capacità di controllo del bracconaggio nella Regione Siciliana” (come da Allegato A) non sembra dipendere tanto dagli atti di bracconaggio ai quali i ricercatori ISPRA potrebbero assistere, ma dalla realtà territoriale e dalla lettura delle stesse “Disposizioni Generali”. A buon intenditore poche parole, che pensare, che dire, dato che nelle “Disposizioni Generali” sta scritto: “la mancata collocazione di tabelle od anche la collocazione irregolare di esse, esclude l’applicazione di sanzioni”, mentre le “zone sottratte alla caccia”, nella realtà, possono trovarsi senza tabelle di divieto, come accade nel mazarese? Pure l’Oasi di Capo Feto, dipendenza dall’Assessorato all’Agricoltura che redige il Calendario venatorio, è senza tabelle da anni. Eppure la stessa Regione, continua a scrivere: “ Ai sensi del comma 3 dell’art. 21 della L.R. 1/9/1977, n. 33 (L.r. sulla caccia) tutte le zone comunque sottratte all’esercizio venatorio, ivi compresi i siti Natura 2000 dove annualmente è preclusa la caccia, devono essere delimitate da apposite tabelle” e continua a scrivere: “Ai sensi del comma I, art 10 della L. 353/2000 è, inoltre, vietato per 10 anni l’esercizio venatorio nei soprassuoli delle zone boscate percorse dal fuoco. Il Catasto incendi, con la cartografia dettagliata è consultabile presso tutti i comuni siciliani”. Se poi le zone precluse alla caccia vengono lasciate senza tabelle, senza che nessuno prenda provvedimenti; se i Catasti comunali delle aree boscate o aree assimilate alla boscate (come da stessa L. 353/2000) non vengono aggiornati dai Comuni, come si fa a non condividere il parere dell’ISPRA “sulla presunta insufficiente capacità” di controllo  della Regione?

  

Enzo Sciabica