Mazara, a San Nicola riaffiora dal tempo una colonna “minoica”. Il video
Una scoperta inattesa arricchisce il mosaico archeologico della Sicilia occidentale. Nei primi giorni di settembre, in contrada San Nicola, un’equipe guidata da Giorgio Comerio ha individuato una singolare struttura estrattiva: un pozzo circolare con al centro una colonna incompleta a sezione troncoconica, alta circa 1,70 metri e con diametro di 70 centimetri.
Il rinvenimento si colloca in un’area già nota per le cave di calcarenite e per la presenza di testimonianze di epoche diverse, dalle necropoli neolitiche ai resti di età romana. Ma ciò che rende unico il manufatto è la conformazione della colonna centrale, che mostra sorprendenti analogie con le colonne minoiche del palazzo di Cnosso a Creta, celebri per la rastrematura verso il basso, un tratto morfologico rarissimo nella storia dell’architettura.
Secondo la relazione preliminare redatta da Giorgio Comerio, la struttura presenta un diametro di circa 2,35 metri, segni evidenti di lavorazione con scalpello e fori per cunei, chiari indizi di un’attività estrattiva organizzata. Intorno al pozzo sono stati individuati blocchi di tufo già estratti e frammenti ceramici databili all’età romana, segno di una frequentazione o riutilizzo successivo del sito.
Il manufatto, realizzato in calcarenite grigia a grana media, si colloca in un contesto paesaggistico oggi segnato dal degrado di discariche abusive, ma che in antico costituiva un nodo strategico per l’approvvigionamento lapideo destinato a Selinunte, Segesta e agli altri centri costieri.
Un ponte tra Sicilia ed Egeo
L’ipotesi più suggestiva avanzata dagli studiosi riguarda il profilo troncoconico della colonna. Questo particolare costruttivo, tipico delle architetture palaziali minoiche e successivamente micenee, potrebbe indicare un fenomeno di diffusione culturale o di imitazione stilistica dall’Egeo al Mediterraneo centrale. Se confermata, la scoperta aprirebbe nuove prospettive di ricerca sui rapporti tra la Sicilia occidentale e le civiltà egee, in un arco temporale che gli archeologi collocano tra il periodo greco-selinuntino del VI-V secolo a.C. e una cronologia più ampia che include anche l’età elima (XII-III secolo a.C.).
Le prospettive di studio
“La struttura di San Nicola costituisce una testimonianza preziosa delle dinamiche di contatto e scambio nel Mediterraneo antico – sottolinea Comerio nella sua relazione –. Ulteriori indagini stratigrafiche e petrografiche potranno chiarire la reale destinazione del manufatto e la sua precisa cronologia”.
Gli studiosi auspicano ora una campagna di scavo sistematica, con analisi comparative rispetto alle cave di Selinunte e Cusa. Solo così sarà possibile stabilire se si tratti di un tentativo incompiuto di estrazione di un elemento architettonico templare o di un manufatto con una funzione differente.
Mezara, scrigno inesauribile
La scoperta si aggiunge a un patrimonio già ricchissimo: tombe neolitiche, tracce di insediamenti romani, architetture arabe come le celebri kubbe, e le numerose grotte che punteggiano il territorio.
Ancora una volta, Mazara del Vallo dimostra di essere un crocevia di civiltà e di culture. Dal fondo del pozzo di San Nicola, quella colonna troncoconica sembra emergere come un messaggio sospeso nel tempo, a ricordare che la storia della Sicilia non ha ancora smesso di svelare i suoi segreti.
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