C’è anche l’avvocatessa marsalese Ornella Cialona nel collegio dei legali di parte civile impegnati nel procedimento penale che vede imputati, per disastro ambientale, Giuseppe Todaro, presidente della Rap, la società che a Palermo gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, e Massimo Collesano, dirigente dell’Area impianti.
Il legale marsalese assiste una delle “parti offese” e ha formalmente ricevuto l’incarico un paio di giorni fa. Per Todaro e Collesano, il pm Claudia Ferrari ha chiesto il rinvio a giudizio e il giudice Paolo Pagro ha fissato l’udienza preliminare per l’1 ottobre. La vicenda è quella relativa all’incendio divampato il 22 luglio 2023 nella discarica di Bellolampo. Le fiamme interessarono la quarta vasca. Il bilancio complessivo fu di tre morti, diverse persone intossicate, case, machine ed ettari di vegetazione distrutti (i danni ammontarono a 18 milioni di euro). Le centraline dell’Arpa rilevarono la presenza nell’aria di diossina, trasportata dal vento che soffiava sulla collina di Bellolampo. La Procura contesta ai due imputati imprudenza, negligenza e imperizia. Avrebbero omesso di istituire all’interno della discarica un servizio di vigilanza antincendio h24 che prevedeva tra l’altro, così prescriveva il piano di emergenza sottoscritto dalla Rap (anche la società è imputata), la presenza di un automezzo antincendio con autobotte e carrello rimorchiabile con cannoncino spara schiuma. Todaro e Collesano inoltre non avrebbero impartito “la direttiva di collocare in punti strategici della discarica “la terra da utilizzare per soffocare principi di incendi“, né avrebbero provveduto “ad una attività periodica di decespugliamento, rimozione di erbacce e pulizia delle aree da materiale infiammabile”. Viene anche contestato di avere consentito l’ingresso in discarica di rifiuti integri – tessili e materiale plastico – non trattati. Circostanza che riguarda un periodo successivo all’incendio, nel 2024. Senza la copertura dei teloni specifici ci sarebbe stata la dispersione di rifiuti plastici. La colonna di fumo che si alzò in cielo si propagò sui quartieri Borgo Nuovo, Cep, Cruillas, Tommaso Natale e Sferracavallo, estendendosi fino a Torretta e Isola delle Femmine. Un’azione che avrebbe alterato l’equilibrio dell’ecosistema e messo a rischio la salute pubblica.