La protesta contro i tagli alle ore di assistenza per gli studenti con disabilità si allarga a macchia d’olio. Partita dalla provincia di Trapani, ha già raggiunto anche Agrigento e rischia di coinvolgere presto altri territori. Al centro della contestazione c’è il servizio Asacom, l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione garantita agli alunni fragili per permettere loro di frequentare la scuola e partecipare pienamente alla vita di classe.
Il protocollo del Distretto 50
Il caso nasce dal protocollo operativo firmato il 1° settembre dai sindaci del Distretto socio-sanitario 50 (Trapani, Erice, Paceco, Valderice, Custonaci, Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo, Favignana, Misiliscemi) insieme alla Neuropsichiatria infantile dell’Asp di Trapani. Con quell’atto, i Comuni hanno deciso di uniformare i criteri di assegnazione delle ore, recependo le linee guida regionali.
Secondo quanto previsto, non ci sarà più una valutazione individuale delle ore Asacom, ma una divisione per categorie, con un numero standard stabilito a seconda del tipo di disabilità.
La contestazione delle famiglie e delle associazioni
Per le famiglie e per le associazioni, come ACA Sicilia e ACACISAL, questa scelta è inaccettabile. «L’Asacom non è un privilegio, ma un diritto sancito dalla legge e dalla Costituzione – scrivono –. Solo il GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione) ha il compito di stabilire quante ore servono, attraverso il PEI (Piano Educativo Individualizzato). Non è possibile ridurre tutto a un accorpamento per categorie, come se tutti i bambini fossero uguali».
In pratica, denunciano, molti ragazzi rischiano di vedersi dimezzate le ore di assistenza. «L’impatto è molto triste – afferma Basilio Calabrese, presidente di Anffas Trapani –. Ci sono casi in cui le ore sono state ridotte del 50 per cento. Un bambino che aveva 18 ore nel suo PEI adesso ne ha 9. In altri casi i tagli sono ancora più pesanti. Così si preclude il diritto allo studio e all’inclusione, lasciando i bambini senza il supporto necessario».
Secondo Anffas, il PEI è un atto vincolante, previsto dalla legge e dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: modificarlo con un atto amministrativo significa violare la normativa e commettere una discriminazione diretta ai sensi della legge 67/2006. «Abbiamo già messo in moto i nostri legali per impugnare la delibera – aggiunge Calabrese –. Con ACA Sicilia abbiamo aperto un dialogo e ci muoveremo insieme. Non difendiamo solo gli studenti e le famiglie, ma anche gli operatori Asacom, i cui posti di lavoro sono oggi a rischio».
ACA Sicilia, intanto, ha raccolto i primi reclami dalle famiglie e annuncia un ricorso gratuito. «Invitiamo i genitori a contattarci per unirsi a questa battaglia di civiltà – spiegano –. Non si tratta di chiedere privilegi, ma di difendere un diritto essenziale».
La posizione dei sindaci e dell’Asp
Dal fronte opposto, i sindaci e l’Asp difendono la scelta. «Si tratta – sottolineano – di una misura che punta a migliorare la qualità degli interventi e a rispettare le professionalità coinvolte. Ogni alunno continuerà ad avere garantita l’assistenza, ma in modo coerente con il proprio tempo scuola e con i reali bisogni educativi individuati dal GLO».
L’obiettivo dichiarato è evitare la sovrapposizione tra insegnanti di sostegno e assistenti Asacom, e allo stesso tempo garantire servizi uniformi in tutto il territorio. Il protocollo, infatti, prevede che al mattino i ragazzi siano seguiti a scuola da insegnanti e assistenti, mentre al pomeriggio venga potenziata l’offerta con altri servizi: educativa domiciliare, attività sportive, percorsi di autonomia. «Non stiamo togliendo ore – ribadiscono – ma stiamo costruendo un sistema più efficiente ed equo».
Il caso Agrigento
Intanto la protesta non si ferma al territorio trapanese. Anche il Comune di Agrigento è intervenuto nel dibattito con il sindaco Francesco Miccichè e l’assessore alla Pubblica Istruzione Gioacchino Alfano. «Ogni inizio di anno scolastico – spiegano – i Comuni devono affrontare la sfida di garantire un avvio regolare, soprattutto per gli studenti fragili. Nonostante le difficoltà economiche, abbiamo deciso di avviare subito il servizio Asacom, perché lo riteniamo fondamentale».
L’amministrazione agrigentina, infatti, ha stanziato circa 675 mila euro solo per i primi quattro mesi del servizio (settembre-dicembre 2025), con una previsione di spesa che nel 2026 arriverà a 1,6 milioni. «Non si deve pensare che ci sia la volontà di sminuire il lavoro degli operatori – aggiungono –. È vero, la spesa è enorme e cresce ogni anno, ma per noi la priorità è garantire continuità e retribuzione immediata agli assistenti. Per questo abbiamo attivato subito i voucher, senza ritardi».
Una frattura ancora aperta
La frattura resta dunque netta: da una parte le famiglie e le associazioni, che parlano di diritti violati e di tagli insostenibili; dall’altra i sindaci e l’Asp, che difendono il protocollo come un passo necessario per uniformare il sistema e rendere i servizi più sostenibili.
Quel che è certo è che al centro della contesa non ci sono numeri e delibere, ma centinaia di studenti con disabilità e le loro famiglie, che chiedono solo una cosa semplice: che le ore di assistenza indicate nei PEI vengano rispettate. Perché quelle ore non sono un dettaglio burocratico, ma lo strumento che può fare la differenza tra poter andare a scuola come tutti gli altri o restare indietro.