“Liberi”, muti. Il giornalismo che tace davanti ad Antonini
A Trapani succede anche questo: un imprenditore romano che, da mesi, insulta pubblicamente la stampa trapanese, dice che i giornalisti locali “non hanno mai informato un c***o di nulla”, e i giornalisti – anziché reagire – tacciono. O peggio: applaudono.
L’ultima uscita di Valerio Antonini, ormai diventata quasi un format, è andata in scena pochi giorni fa. Intervistato dal suo “giornalista” (le virgolette non sono un refuso, ma una misura di prudenza lessicale), Antonini ha sentenziato in diretta, dal salotto dorato della sua Telesud:
"L'informazione a Trapani non ha mai informato un c**o di nulla.”*
Una frase che basterebbe, in un contesto normale, a provocare una levata di scudi, una presa di distanza, almeno un colpo di tosse. Niente di tutto questo. Il suo giornalista in studio – pagato, ricordiamolo, anche per difendere la dignità della professione – ha incassato il colpo in silenzio, come da prassi nella corte di Futuro.
Ma a sorprendere non è tanto il silenzio dell’intervistatore, ormai ridotto quasi al ruolo di figurante. A colpire è il silenzio di chi non dovrebbe essere ridotto al silenzio: Rino Giacalone, per esempio. Una firma storica del giornalismo locale, un tempo vicino ai circuiti dell’antimafia sociale, per anni riferimento di Libera a Trapani, oggi sempre più vicino – troppo vicino – all’universo antoniniano.
"L'ho conosciuto e l'ho apprezzato moltissimo" ha detto Antonini. Giacalone farà "uno splendido prodotto innovativo per il territorio trapanese".
Quel programma, per la cronaca, non è mai andato in onda. Ma nel frattempo Giacalone è salito sul palco della manifestazione di lancio del partito di Antonini, “Futuro”, come conduttore ufficiale dell’evento. Microfono in mano, e nessuna parola – nemmeno una – quando il partito stesso, nel suo documento fondativo, parlavadi rieducare i giornalisti trapanesi, selezionarli, isolarli.
Nemmeno un accenno di dissenso, né da Giacalone né da Libera né da Articolo 21 né da Libera Informazione, realtà che in passato hanno fatto del diritto di cronaca una bandiera. Tutti, improvvisamente, afoni.
La diffida al decano (per un post…)
A scuotere l’ambiente – se così si può dire – ci ha pensato stavolta Gianfranco Criscenti, una vita nel giornalismo locale, uno che la città la conosce bene e che non ha mai avuto bisogno di chiedere il permesso per scrivere.
Criscenti, con ironia, ha commentato la vicinanza tra Giacalone e Antonini con un post social, leggero ma pungente. Apriti cielo. Giacalone ha risposto con una pec, in cui smentisce la propria adesione al partito Futuro e diffida ufficialmente Criscenti.
Una diffida anomala, a partire dal contenuto (un semplice commento sarcastico) fino allo strumento (una pec privata, contro un’opinione pubblicata su Facebook). Difficile non leggerla come un segno dei tempi: a Trapani si querela per un’inchiesta, si diffida per un post, si tace quando si viene insultati.
Quando il giornalismo dimentica di essere giornalismo
Non è questione di schieramenti. Non si tratta di essere pro o contro Antonini. Il problema – ormai evidente – è la trasformazione del giornalismo in adesione, in compiacenza, in servizio d’ordine. Tifo.
Chi dovrebbe difendere la professione, oggi preferisce presentare i comizi del nuovo potente. Chi per anni ha parlato di libertà e pluralismo, oggi assiste in silenzio mentre si propone la “rieducazione” dei cronisti trapanesi.
E così mentre Ordine dei Giornalisti e Assostampa denunciano il clima ostile contro la stampa, a Trapani si continua a fare finta di nulla, si cena assieme, si partecipa alle dirette, si tengono le mani pulite nascondendole dietro la schiena.
In fondo, ha ragione Attilio Bolzoni: merita attenzione chi ha l’ossessione dei giornalisti. Ma, forse, merita ancora più attenzione chi un tempo difendeva la libertà di stampa, e oggi, per convenienza o tornaconto, preferisce far finta di non vedere.
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