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07/08/2025 06:00:00

L'ossessione per i giornalisti: Trapani laboratorio d’Italia?

“Merita attenzione chi ha l’ossessione dei giornalisti”. È la frase con cui Attilio Bolzoni chiude il suo articolo pubblicato sul quotidiano Domani a proposito della situazione paradossale che si è creata in provincia di Trapani, dove un imprenditore romano, Valerio Antonini, ha messo radici, comprato tutto ciò che poteva – squadre, tv, palazzi – e ora ha deciso anche di fondare un partito politico. Il tutto accompagnato da una sistematica campagna di delegittimazione della stampa locale, almeno di quella parte colpevole di non essersi inginocchiata.

Un fenomeno nuovo per Trapani, ma che – come scrive Bolzoni – merita di essere osservato da vicino, perché potrebbe diventare un modello replicabile. Quello che si sta testando qui, in questo angolo di Sicilia, è un vero e proprio “esperimento” di potere totale: economico, sportivo, mediatico e ora anche politico.

“Ha comprato tutto”: il ritratto tranchant di Bolzoni

Nell’articolo, Bolzoni ripercorre l’ascesa trapanese di Antoninii, la sua  rete di relazioni e di operazioni che, secondo il giornalista, trasformano Trapani in un “laboratorio politico”, dove tutto è funzionale a costruire consenso e accentramento.

Nel mirino di Antonini, però, c’è la stampa libera. E in particolare chi, come Tp24, ha cominciato a fare domande ed inchieste, dalla storia dell'imprenditore, ai conti delle sue aziende, fino al pasticcio, ultimo, sui crediti fiscali, costato la penalizzazione alle sue squadre. Bolzoni ricostruisce tutto: dagli insulti via social alla redazione, alle minacce legali ai giornalisti, fino agli striscioni ostili degli ultrà, passando per l’ormai famosa richiesta di dieci milioni di euro di danni

Il “manifesto” di Futuro e la rieducazione dei giornalisti

Il punto di rottura definitivo è arrivato pochi giorni fa, con la nascita del partito personale di Antonini, chiamato Futuro – Il nuovo Rinascimento, e con la pubblicazione del suo documento fondativo. Quattro pagine sconclusionate, scritte in uno stile che qualcuno ha attribuito a un’intelligenza artificiale mal addestrata, altri allo stesso Antonini. Di sicuro, il punto centrale è inquietante: la stampa va riformata, rieducata, selezionata.

Nel testo si propone infatti di lavorare solo con “giornalisti veri”, e si auspica un nuovo modello che eviti di “creare danni al tessuto economico”. Si chiede persino che non vengano più pubblicati “documenti decontestualizzati”. In pratica: informazione solo se gradita al partito.

Un salto di qualità pericoloso, che ha spinto finalmente anche le istituzioni giornalistiche a reagire.

Ordine dei Giornalisti: “Clima ostile. Basta accuse generiche”

È intervenuto per primo l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, riunitosi a Ragusa. In una nota ufficiale, il Consiglio ha definito “gravi e infondate” le accuse contenute nel documento del partito di Antonini, che parla di “informazione distorta” e “manipolazione della realtà” senza mai riferirsi a fatti concreti.

Antonini si astenga da accuse generiche che gettano discredito sull’intera categoria” – scrive l’Ordine – sottolineando che se davvero l’imprenditore ritiene di aver subito comportamenti scorretti da parte di qualche testata, può rivolgersi al Consiglio di disciplina territoriale o, come ogni cittadino, alla magistratura.

Ma non può – questa la sostanza – farsi le regole da solo e selezionare i giornalisti come fossero giocatori di una squadra.

Assostampa Sicilia: “Un autogol. E noi non ci faremo intimidire”

Poche ore dopo, arriva anche il comunicato di Assostampa Sicilia, che definisce “ingiustificati” e “sistematici” gli attacchi di Antonini ai giornalisti, con particolare riferimento alle accuse lanciate contro Giacomo Di Girolamo e Nicola Biondo, che hanno scritto puntuali inchieste su Antonini anche per Repubblica Palermo.

Il sindacato ricorda che la critica è legittima, ma che delegittimare chi racconta fatti, parlare di “irregolarità” o “illegalità” senza circostanziare nulla, è solo un modo per generare odio e intimidazione.

Assostampa sottolinea anche l’assurdità di un documento che, da un lato, rilancia battaglie storiche del sindacato (contro il dilettantismo, contro i sedicenti giornalisti), ma dall’altro pretende una stampa priva di opposizione, di dissenso, di critica.

Infine, annuncia che la sezione di Trapani chiederà un incontro al Prefetto, in qualità di referente territoriale del Centro del Ministero dell’Interno contro le intimidazioni ai giornalisti.

La posta in gioco

Oggi, per la prima volta, le istituzioni della categoria alzano la voce. E anche fuori da Trapani, con l’intervento di Bolzoni su Domani, la questione comincia a essere vista nella sua giusta dimensione: non è una lite tra un imprenditore e qualche cronista. È un attacco a un’intera idea di giornalismo, portato avanti da chi possiede mezzi, microfoni, soldi e – ora – ambizioni politiche.

Un attacco che parte da Trapani, ma che parla al resto del Paese. Perché dove si comincia chiedendo giornalisti “adeguati”, si finisce a chiedere giornalisti obbedienti.