Gentile direttore di Tp24,
Oggi mi apro alla comunità. Non è facile scrivere queste righe, ma sento che devo farlo.
Sono istruttore di immersione e apnea PADI. Da sette anni viaggio per il mondo lavorando nella mia professione. Grazie a questo ho potuto avere la mia prima casa e, con quel frutto, mi sono lanciato nell’imprenditoria, più di una volta. Non era la prima volta che lo facevo: nella mia vita ho sviluppato diversi progetti, da un mega dive center in un resort della famiglia Hilton fino al mio laboratorio personale di tecniche di respirazione per l’apnea e di primo soccorso adattato al kitesurf e al surf. Ogni passo è stato un apprendimento, ogni caduta una lezione.
Perché ho scelto Marsala
Quando ho conosciuto Marsala ho sentito qualcosa di unico. La sua storia, la sua cultura, i suoi vini, le sue tradizioni, la sua gente. E, soprattutto, il suo mare. Sotto le sue acque si nasconde uno dei musei di archeologia subacquea più grandi d’Europa. Quel mistero affascinante mi ha catturato fin dal primo istante.
Non si tratta solo della costa. A pochi minuti in gommone, la storia prende vita: navi affondate, resti archeologici, un patrimonio dimenticato che pulsa sotto la superficie. E più in là, il porto che collega in traghetto con le isole più belle della Sicilia. A sud, spiagge tranquille con acque turchesi che non hanno nulla da invidiare ai Caraibi. A mezz’ora di macchina, pareti come quelle di Santa Clara, a Trapani, ideali per l’Open Water. E a terra, il miglior aperitivo, il miglior cibo e, soprattutto, brava gente.
E c’era di più: lo Stagnone, con la migliore laguna di kitesurf d’Europa, con condizioni perfette per principianti, dove i miei laboratori di respirazione e apnea potevano prendere vita. Marsala era, per me, il cocktail perfetto.
Il salto nel vuoto
Ho deciso di lanciarmi in questa avventura senza conoscere la comune, senza conoscere niente e nessuno. Ma non mi ha fatto paura: sono istruttore, e a 50 cm di profondità siamo tutti nuovi. Ho preparato la mia cagnolina, compagna di tutte le avventure, ho venduto quasi tutto quello che avevo e sono arrivato a Marsala. Ho acquistato casa qui, deciso a ricominciare da zero.
Portavo con me un business plan studiato nei minimi dettagli. Restava solo “immergersi in apnea” e verificare se la visione era reale. E lo era: da Marettimo, a Favignana, a Marsala… ho vissuto la migliore apnea della mia vita. Vedere quel museo sommerso è stato come assistere a un film su Netflix, solo che era vero.
Allora mi sono detto: “Perfetto. Ora cerchiamo un posto per dare forma al progetto”.
Il sogno di un locale
All’inizio avevo pensato di comprare un terreno allo Stagnone, aprire una piccola attività sul mare per offrire aperitivi, laboratori di apnea, respirazione e kitesurf. Ma poi ho capito che il cuore di Marsala batte nel suo centro. È lì che volevo stare, vicino alla gente, sulla piazza, con visibilità e contatto diretto con la comunità.
Ho visitato varie opzioni. C’erano grandi differenze di affitto, ma un locale piccolo, ben posizionato, accanto a due caffetterie tradizionali, mi ha conquistato. Dal secondo in cui sono entrato in quei bar ho sentito un abbraccio fraterno tra argentini e italiani. È stato un segnale. Ho deciso che quello era il mio posto.
Il colpo della realtà
Sono arrivato con entusiasmo. Ho firmato il contratto con la convinzione di fare il passo giusto. Ma molto presto è apparsa la pietra sul cammino: il locale non aveva l’APE, il certificato energetico obbligatorio in Italia. Senza quel documento, non potevo registrare il contratto né attivare la licenza commerciale.
Questo significava che, anche volendo, non potevo aprire nemmeno per vendere una bottiglia d’acqua. Intanto i giorni e i mesi passavano. Agosto e settembre sono volati aspettando che i proprietari risolvessero il problema. Io pagavo affitto, deposito, facevo migliorie, compravo attrezzature… e restavo legato mani e piedi.
La cosa più dura è stata dover sospendere la possibilità di dare lavoro a un giovane di Marsala, come avevamo concordato. Per me non era solo un’attività: era un’opportunità per offrire formazione, lavoro e speranza in una città dove tanti giovani se ne vanno perché sentono che non c’è futuro.
L’impotenza
Mi sono trovato intrappolato in un contratto irregolare. I proprietari si nascondevano, non davano soluzioni. Io avevo tutte le carte in regola, tutto corretto, ma ero bloccato. Ho parlato con le autorità, ho inviato comunicazioni ufficiali via PEC, ma nessuno ha mosso un dito.
E inoltre mi chiedo: dove si è mai visto che si affitti un locale e che solo dopo la firma si inizi a mettere in regola la documentazione? L’inquilino affitta per poter lavorare, per entrare in uno spazio che dovrebbe già essere in condizioni legali. Io non ho affittato per aspettare. Se avessi voluto aspettare, avrei comprato un terreno e lo avrei sistemato con il mio tempo. Ma non è così: qui si gioca con il tempo, con i soldi e, soprattutto, con l’illusione di una comunità.
E intanto la realtà è questa: chi affitta senza documenti in regola si arricchisce, e chi vuole fare le cose per bene resta intrappolato e truffato. Non venitemi a dire che è una scusa: se qualcuno non può gestire la propria responsabilità, che lo faccia la sua famiglia o chi per lui, ma non si può truffare un intero paese e un giovane che arriva per investire la propria energia in quella comunità.
Quello che fa più male
Marsala ha bisogno di opportunità. Ha un potenziale enorme, ma tanti giovani migrano perché non trovano futuro. Io volevo aprire un centro di formazione in primo soccorso, corsi internazionali, uno spazio di sport, mare e aperitivo con vere possibilità di lavoro.
Il danno non è stato solo per me. È stato per la comunità, che ha perso una possibilità diversa, fresca, internazionale. E questo fa male, perché Marsala lo merita.
È stata un’esperienza dura. Ho perso soldi, tempo e soprattutto entusiasmo.
E oggi lo dico con chiarezza: non tornerò mai più a Marsala. Non perché non la rispetti, ma perché mi fa male vedere come si blocca chi vuole costruire con onestà.
Me ne vado grato alla comunità e a tutte le persone che ho conosciuto personalmente, che mi hanno dato sostegno e amicizia sincera. La ruota continuerà a girare: forse tornerò in Argentina, forse andrò al nord d’Italia. Non lo so ancora.
Oggi però mi apro a voi, con umiltà. A chi potrà leggere queste parole, grazie. Vi chiedo aiuto come potete, perché quello che è successo non è giusto.
Grazie di cuore. E buona fortuna a tutti.
Francisco Barbieri - cittadino italiano – Istruttore di immersione e apnea PADI