Sarà l’avvocato marsalese Francesco Vinci senior a perorare l’istanza di revisione del processo che ha visto il 45enne palermitano Francesco Pampa, titolare di un’agenzia di moda attualmente recluso nel carcere di Trapani, condannato per prostituzione minorile.
L’udienza per l’istanza di revisione si terrà il prossimo 23 ottobre davanti la prima sezione penale della Corte d’appello di Caltanissetta. Nel dicembre 2021, Pampa fu condannato, con rito abbreviato, a undici anni di carcere dal Gup del Tribunale di Palermo Rosario Di Gioia (il pm Sergio Mistritta aveva invocato 17 anni e 4 mesi). Il giudice riconobbe anche dei risarcimenti danno “provvisionali” (per complessivi 75 mila euro) ad alcune delle ragazze che si costituirono parte civile. Secondo l'accusa, dietro al paravento della "Vanity Models Management", Pampa e un suo socio avrebbero sfruttato aspiranti modelle e promoter minorenni, costringendole a vendersi. Pampa, peraltro, avrebbe pagato lui stesso alcune delle presunte vittime per fare sesso con loro.
Quattro anni fa, la vicenda fece, naturalmente, parecchio scalpore ed ebbe un’eco mediatica nazionale. L'inchiesta della Squadra mobile palermitana, coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e che aveva fatto finire in carcere i due titolari dell'agenzia nel gennaio 2021, era nata dalla denuncia presentata l'estate precedente dalla madre di una delle ragazze che, sin da quando aveva 15 anni, sarebbe stata costretta a prostituirsi in cambio di somme tra i 50 e i 150 euro.
Erano emerse poi le storie di altre giovanissime, che avrebbero seguito la stessa strada, vendendosi anche in occasione di eventi fuori dalla Sicilia, a Milano, ma anche in Campania, dove sarebbero state organizzate orge con ostriche e champagne. Per l'accusa sarebbe stato Pampa a gestire gli incontri e a lucrare sul denaro ricavato dai rapporti sessuali delle ragazze. Le giovani raccontarono di aver subito una sorta di "lavaggio di cervello" e "fortissime pressioni" da parte del titolare dell'agenzia di moda ed avrebbero avuto rapporti sessuali anche con persone dalle quali sarebbero state disgustate. "Ero solo un oggetto", aveva raccontato la ragazza che aveva fatto partire l'indagine. E lo stesso Pampa parlava di loro nelle intercettazioni come "carne da macello". Pampa durante il processo si è difeso sostenendo che sarebbero state le presunte vittime a chiedere di fare sesso, perché sarebbero state ambiziose e desiderose di fare la bella vita. Sarebbero state "felicissime", "erano loro a buttarsi addosso", così aveva detto al giudice, affermando di essere lui la vera vittima, sottolineando con una buona dose di volgarità che "bastava farle bere e aprivano le cosce". E per il modo offensivo con cui parlava delle vittime, Pampa fu più volte richiamato dal giudice. La sentenza del gup fu confermata dalla Corte d’appello di Palermo il 21 dicembre 2022 e divenne definitiva il 27 ottobre 2023, quando la Cassazione dichiarò “inammissibile” il ricorso difensivo. Adesso, Pampa si è rivolto all’avvocato Francesco Vinci, che ha concentrato in 48 pagine i motivi per cui chiede la revisione del processo.