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20/09/2025 22:00:00

Laboratori di analisi in Sicilia: “Così si condanna a morte il comparto"

Il settore dei laboratori di analisi in Sicilia lancia l’allarme: la sanità convenzionata nell’Isola è arrivata al punto di rottura. A denunciarlo è il Coordinamento Intersindacale dei Laboratori di Analisi Siciliani, che attraverso il suo portavoce, il dottor Pietro Miraglia, parla di “un disegno politico preoccupante” che rischia di cancellare un comparto che da oltre cinquant’anni garantisce servizi capillari e certificati alla popolazione.

 

Un comparto soffocato da tariffe e vincoli

Secondo i rappresentanti sindacali, le scelte del Governo regionale e nazionale stanno mettendo in ginocchio il sistema delle strutture convenzionate. Tra i nodi principali:

  • Il piano di rientro: da 17 anni la Sicilia è bloccata in un percorso di risanamento finanziario che limita la spesa sanitaria. Una situazione che, spiegano i laboratori, non ha più alcuna giustificazione tecnica, ma rappresenta “una precisa scelta politica che soffoca la programmazione sanitaria e impedisce di riconoscere il fabbisogno reale dei cittadini”.
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  • Tariffe sottocosto: l’introduzione del nuovo nomenclatore tariffario nazionale, entrato in vigore il 31 dicembre 2024, ha ridotto i compensi per le prestazioni di laboratorio di oltre il 30% in media, con punte superiori all’80%. Mentre altre regioni hanno scelto di compensare o addirittura aumentare le tariffe, la Sicilia si è limitata a uno stanziamento di 15 milioni giudicato insufficiente e che rischia di essere annullato dalla Corte Costituzionale.
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  • Aggregati di spesa iniqui: i budget imposti ai laboratori non tengono conto della domanda effettiva di salute dei cittadini siciliani, costringendo molte strutture a lavorare in perdita.

Una condizione che, denunciano i rappresentanti sindacali, non solo mette a rischio i laboratori privati, ma genera anche nuovi debiti per le strutture pubbliche, dove i costi di produzione sono più alti.

 

Sprechi e sovrapposizioni

Ulteriore motivo di scontro è la scelta politica di potenziare le “Farmacie dei Servizi”, autorizzandole a svolgere esami di laboratorio, e di aprire nuovi punti prelievo pubblici.

Secondo i laboratori si tratta di uno spreco di risorse: “Le strutture convenzionate sono già capillari, persino nelle aree più disagiate, e garantiscono al sistema costi inferiori rispetto al pubblico. Aprire nuovi punti significa duplicare servizi e disperdere denaro pubblico”.

 

L'accusa: "un disegno politico per azzerarci"

Il Coordinamento non usa mezzi termini: “È un chiaro disegno politico volto ad azzerare il ruolo dei laboratori convenzionati, decretando la condanna a morte di un comparto che ha sempre retto il sistema anche nei momenti più critici, come durante la pandemia”.

E ancora: “La sanità siciliana sembra più interessata a logiche di consenso e di potere che alla tutela della salute dei cittadini. È inaccettabile che un settore che da oltre cinquant’anni lavora a fianco del Servizio Sanitario Regionale venga trattato come un ostacolo invece che come una risorsa”.

 

"Non ci stiamo"

Il Coordinamento intersindacale lancia quindi un appello forte e diretto: “Noi non ci stiamo e denunciamo pubblicamente questo sperpero di denaro pubblico e il disegno politico che mira a cancellarci. Se le istituzioni continueranno a ignorare le nostre istanze, saremo pronti a mettere in campo azioni di protesta”.

Un monito che segna l’inizio di una mobilitazione destinata a far discutere, in un momento in cui il futuro della sanità siciliana appare sempre più incerto.