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24/09/2025 13:00:00

Trapani, le imprese iniziano a produrre reddito solo dall'11 luglio 

Le imprese della provincia di Trapani lavorano più di metà anno solo per pagare tasse e contributi. È quanto emerge dalla settima edizione dello studio “Comune che vai fisco che trovi” realizzato dall’Osservatorio sul fisco della CNA nazionale, che fotografa la pressione fiscale in 114 province italiane.

Secondo i dati, nel Trapanese il total tax rate raggiunge il 52,7% del reddito d’impresa, il che significa che le aziende devono dedicare 193 giorni di lavoro esclusivamente al fisco. Solo a partire dall’11 luglio scatta idealmente il “Tax Free Day”, ovvero il giorno in cui gli imprenditori iniziano a guadagnare realmente per sé stessi.

 

Il confronto con le altre province

Il peso fiscale varia sensibilmente sul territorio nazionale. In soli 10 comuni italiani il total tax rate scende sotto il 50%. Bolzano guida la classifica virtuosa con il 46,3%, mentre in coda si colloca Agrigento con il 57,4%. Il quadro complessivo mette in evidenza una pressione fiscale che, secondo CNA, ostacola la crescita e la competitività delle imprese.

Lo studio prende in considerazione un ampio paniere di imposte e tributi: Irpef nazionale e locale, Irap, Imu, Tari e Tasi, mostrando le differenze determinate anche dalle politiche degli enti locali.

 

CNA Trapani: "Così le piccole imprese non sopravvivono"

“La situazione che emerge dai dati penalizza da anni le piccole realtà imprenditoriali della provincia”, dichiarano Giuseppe Orlando e Francesco Cicala, rispettivamente presidente e segretario di CNA Trapani. “La pressione fiscale, così strutturata, ostacola non solo la crescita ma anche la sopravvivenza delle imprese, in particolare artigiane e commerciali, che rappresentano l’ossatura economica del territorio”. Gli imprenditori, denunciano da CNA, non solo sopportano un carico fiscale tra i più alti del Paese, ma devono anche confrontarsi con carenze infrastrutturali, servizi scarsi e trasporti penalizzati dall’insularità, che fanno lievitare i costi logistici e riducono le opportunità. Un contesto difficile che alimenta l’emigrazione giovanile: ogni anno circa 12mila giovani lasciano la Sicilia. “Fare impresa a Trapani è un atto di coraggio – concludono i vertici provinciali della CNA –. È necessario promuovere soluzioni sostenibili che puntino a maggiore equità, così da favorire occupazione, investimenti e sviluppo”.