Le battaglie contro la mafia vanno messe in campo ogni giorno, a partire dall'impegno e dalla consapevolezza dei singoli cittadini. É un dovere, volto a dare seguito al sacrificio di chi, per la mafia, ha perso la vita, e supportare il lavoro incessante di coloro che lottano quotidianamente il fenomeno nelle aule di giustizia, nelle scuole, nelle piazze, nelle parrocchie, in parlamento, a lavoro.
È questo il messaggio centrale emerso dall'incontro tenutosi sabato, al Castello Normanno-Svevo organizzato dal gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle di Salemi. L'evento, intitolato "Mafia e Politica", è stato l'ultimo di una serie di appuntamenti che il gruppo ha messo in campo per formare e sensibilizzare la cittadinanza su tematiche cruciali sul piano amministrativo, civile e politico.
GLI OSPITI
L'incontro ha vantato la partecipazione di figure di spicco, testimoni diretti e attivi di questa lotta.
L'onorevole Giuseppe Antoci, eurodeputato M5s, ex presidente del Parco dei Nebrodi, noto per aver subito un attentato nel maggio 2016 a seguito della sua ferma azione contro la cosiddetta "mafia dei pascoli". Negli anni la sua lotta si è concretizzata nel "Protocollo Antoci", un documento fondamentale che ha reso più stringenti i controlli antimafia per l'accesso ai finanziamenti agricoli.
Al suo fianco, il magistrato Andrea Apollonio conosciuto come un professionista molto attento e preciso, capace di una meticolosa analisi dei fatti e di districarsi nelle complesse trame che legano la criminalità organizzata agli interessi economici e politici. La sua presenza ha sottolineato l'importanza di un'azione giudiziaria e politica rigorosa nel contrasto al sistema mafioso.
Infine, Don Francesco Fiorino che ha condiviso la sua esperienza sul campo. Da anni, Don Fiorino si spende attivamente per le fasce più deboli della popolazione, portando avanti significative iniziative sociali e impegnandosi nel recupero e nella valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. La sua opera, spesso svolta in prima linea, lo ha portato negli anni a scontrarsi non solo con l'omertà e il silenzio della comunità, ma talvolta anche con l'opposizione o l'indifferenza della politica locale, dimostrando quanto sia difficile trasformare la lotta alla criminalità in azioni concrete di riqualificazione sociale.
MAFIA E POTERE
Il tema centrale dell'incontro è stato come la criminalità organizzata non sia più un fenomeno circoscritto, ma si sia insediata nei meccanismi del potere politico e amministrativo. La discussione si è concentrata sulla necessità cruciale di riconoscere questo fenomeno e combatterlo.
Un allarme è stato lanciato alla proposta di riforma della magistratura e, in particolare, alla separazione delle carriere per i giudici.
Se questa riforma passasse, come spiegato dal magistrato Apollonio, essa indebolirebbe l'autonomia e l'indipendenza della magistratura nel suo complesso. I cittadini, qualora la riforma venisse approvata, subirebbero un grave danno poiché si rischierebbe di avere una magistratura meno coesa e più esposta a pressioni politiche. Un PM separato e potenzialmente meno autonomo rispetto al potere esecutivo potrebbe avere meno forza nell'indagare sui reati complessi come la mafia, il che si tradurrebbe in una ridotta capacità di accertamento della verità e, in ultima analisi, in una minore tutela della legalità per il singolo soprattutto se si tratta di cittadini comuni. Pertanto sta anche ai cittadini combattere affinché ciò non avvenga.
Si è discusso anche di altri indirizzi politici volti a limitare il potere di controllo non solo dei magistrati, ma anche di chi porta avanti le indagini. Tra questi, la modifica della legge sulle intercettazioni è stata indicata come particolarmente critica così come la legge Nordio, che ha abrogato il reato di abuso d’ufficio.
Tra i temi discussione anche la nuova disciplina del sostegno al reddito e le sue implicazioni sociali. Come spiegato Don Fiorino la modifica restrittiva delle misure di supporto economico possa, in contesti già fragili, acuire il disagio sociale e, di conseguenza, rendere le fasce più povere più esposte e ricattabili dall'influenza della criminalità organizzata. Non sono mancati i riferimenti al voto di scambio.
Con gli interventi del pubblico si parlato di scuola nella sua funzione educativa e preventiva contro l'illegalita, dell'imprenditoria con la testimonianza di chi negli anni è stato minacciato dalla mafia e danneggiato lavorativamente non trova supporto nelle istituzioni e del ponte sullo stretto di Messina sottolineando il paradosso per cui parte dei fondi destinati al progetto verrebbero prelevati dai Fondi di Coesione delle regioni Sicilia e Calabria, due regioni in difficoltà che potrebbero impiegare queste risorse per altre priorità locali, in particolare per il miglioramento del piano viario e delle infrastrutture esistenti in quelle regioni.
Presente la bandiera della pace sul tavolo. Come ha sottolineato il coordinatore del M5S, Rosario Rosa, è necessario da parte di tutti dare un segnale per la pace.
Non possiamo permetterci di distogliere lo sguardo dalle sofferenze che si consumano, specialmente in luoghi come Gaza. Dobbiamo invece trovare il coraggio e la determinazione per agire e costruire un futuro migliore fondato sulla giustizia e sul rispetto reciproco, affinché la pace prevalga su ogni forma di violenza e oppressione.