Si torna oggi in aula al Tribunale di Trapani per una nuova udienza dell’incidente probatorio sull’inchiesta che ha travolto l’Asp trapanese, portando alla luce uno dei più gravi scandali sanitari degli ultimi anni in Sicilia: oltre 3.300 esami istologici refertati con ritardi anche di otto mesi, almeno 352 diagnosi tumorali tardive, 19 indagati e 17 capi d’imputazione.
L’udienza di oggi, venerdì 26 settembre, è considerata un passaggio cruciale: il giudice Massimo Corleo dovrà nominare il perito medico-legale che sarà incaricato di accertare se i ritardi nei referti abbiano compromesso le possibilità di cura o contribuito al decesso di alcuni pazienti. Verranno anche definiti i quesiti tecnici a cui i periti dovranno rispondere nei prossimi mesi.
La prima udienza: testimonianze evitate, atti acquisiti
Il procedimento era iniziato lunedì 8 settembre con la prima udienza, durante la quale non sono state ascoltate le due pazienti convocate – tra cui Maria Cristina Gallo, l’insegnante mazarese considerata la “paziente zero” del caso – a causa delle gravi condizioni di salute. Le parti hanno concordato l’acquisizione delle sommarie informazioni testimoniali già raccolte dai Carabinieri del NAS, evitando così ulteriori audizioni. Gallo era collegata in teleconferenza, ma non è stata ascoltata per la terza volta.
L’Asp potrebbe essere chiamata a rispondere come responsabile civile
Oltre al versante penale, la novità più significativa riguarda la possibilità che l’Asp venga ammessa come parte civilmente responsabile nel processo. A chiederlo è l’avvocato Niccolò Grossi, legale di Maria Cristina Gallo, che ha depositato una formale istanza.
Se accolta, la richiesta comporterebbe che l’azienda sanitaria possa essere chiamata a risarcire economicamente le vittime, per i danni causati dai ritardi nella consegna dei referti, accanto agli attuali indagati.
Grossi ha sottolineato anche una questione procedurale importante: se l’Asp non partecipa ora al procedimento in qualità di parte civile, potrebbe chiedere in futuro di essere estromessa dal processo per vizio formale. Un rischio concreto che, secondo il legale, “deve essere evitato per garantire giustizia alle vittime”.
I reati contestati: omicidio colposo, omissioni e falso
L’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Sara Morri e Antonella Trainito, coinvolge 19 indagati – tra medici, tecnici di laboratorio e personale amministrativo – accusati, a vario titolo, di omicidio colposo aggravato dalla cooperazione, lesioni personali colpose, omissione di atti d’ufficio, falso ideologico, interruzione di pubblico servizio
Le parti lese ufficiali sono otto pazienti, oltre alla stessa Asp di Trapani e all’Assessorato regionale alla Salute.
Il ruolo della “paziente zero” e il caso esploso sui media
L’inchiesta è esplosa pubblicamente dopo la denuncia di Maria Cristina Gallo, che ha raccontato la sua esperienza a Tp24: un referto istologico arrivato otto mesi dopo l’operazione, quando ormai la malattia si era estesa con metastasi. Il suo caso ha innescato controlli, ispezioni e un’indagine giudiziaria che continua ad allargarsi.
L’intervento del Parlamento e le promesse non mantenute
Il caso ha avuto eco nazionale anche grazie a due interrogazioni parlamentari presentate dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che ha denunciato “una condotta estremamente dannosa per i pazienti” e una “situazione sconvolgente di disorganizzazione”.
Nel primo atto parlamentare, Mulè ha chiesto chiarimenti urgenti sui ritardi, evidenziando che una diagnosi oncologica ritardata può compromettere la vita del paziente.
Nel secondo, ha incalzato l’Asp di Trapani sul mancato rispetto degli impegni presi. L’azienda sanitaria aveva annunciato che, grazie a una convenzione con l’Asp di Catania, tutti gli esami in arretrato sarebbero stati refertati entro gennaio 2025. Ma, secondo Mulè, “molti pazienti risultano ancora in attesa, con campioni risalenti a maggio, giugno e luglio”.
Un sistema al collasso: la fotografia degli ispettori
Le ispezioni condotte da Ministero e Regione hanno confermato un quadro drammatico di disorganizzazione nel servizio di Anatomia Patologica, in particolare negli ospedali di Trapani e Castelvetrano. Mancanza di personale, sovraccarichi di lavoro, gestione inefficiente e assenza di controlli adeguati: un mix che ha prodotto ritardi inaccettabili e ha messo a rischio la vita di centinaia di pazienti.
Il dramma dei pazienti
Al di là degli aspetti giuridici e istituzionali, resta il dramma umano di chi ha visto la propria salute peggiorare nell’attesa di un documento che avrebbe potuto cambiare tutto. Molti pazienti sono ancora in cura, altri non ce l’hanno fatta. Le famiglie attendono risposte. E ora la giustizia è chiamata a fare luce su tutto.
La prossima tappa sarà proprio quella di oggi, con la nomina dei periti e l’avvio degli accertamenti tecnico-scientifici. Una fase delicata, che potrebbe rappresentare il primo vero passo verso l’accertamento delle responsabilità e la tutela dei diritti delle vittime.