Il ritorno della base Ryanair a Trapani-Birgi, annunciato la scorsa settimana, è stato salutato come una vittoria per l’aeroporto e per l’intera provincia. Due nuovi aerei, 23 rotte e oltre un milione di passeggeri attesi all’anno: numeri che danno fiato a un’infrastruttura strategica per l’economia e il turismo locale. Ma al termine della conferenza stampa, il presidente di Airgest, Salvatore Ombra, ha preso la parola con un tono diverso, più intimo e appassionato.
Uno sfogo, a tratti amaro, davanti ai ragazzi del Istituto Tecnico Aeronautico “Marino Torre” di Trapani presenti all’incontro. Un discorso che ha messo a nudo non solo le potenzialità dell’aeroporto, ma soprattutto le fragilità di un territorio che rischia di non cogliere fino in fondo questa occasione.
«L’aeroporto è un imbuto, un’opportunità»
«Partiamo da un presupposto: noi siamo l’aeroporto. L’aeroporto è un imbuto – ha spiegato Ombra –. La gente entra da un cielo e deve uscire dall’altro. Noi dobbiamo fare in modo che questo passaggio avvenga nel miglior modo possibile, senza disagi e in totale sicurezza».
Ma, secondo il presidente di Airgest, il punto non è solo garantire il funzionamento tecnico della struttura: «Un aeroporto è una porta di accesso. In Italia ci sono 41 province che hanno un aeroporto, alcune addirittura due. Avere questa possibilità è un privilegio e una responsabilità. L’aeroporto è crescita, è sviluppo, è la possibilità di mantenere i giovani sul territorio e dare prospettive».
Il richiamo al territorio
Il vero problema, però, è l’integrazione con ciò che sta fuori: «Non basta che l’aeroporto funzioni – ha sottolineato Ombra –. Devono essere le infrastrutture, i servizi, il territorio stesso a interagire con noi. Altrimenti rischiamo di avere un bell’aeroporto che non produce benefici reali».
Un monito diretto alla politica e alle amministrazioni locali: «Invece di pensare alle prossime campagne elettorali, bisognerebbe lavorare da subito per integrare l’aeroporto con il territorio. Questo significa pensare a strade, collegamenti, ricettività. Non si può continuare a ragionare a compartimenti stagni».
«Non sto qui per la poltrona»
Ombra ha rivendicato anche il senso del suo impegno personale: «Non sono qui per scaldare una sedia o per il prestigio della carica. Sono qui per fare il divulgatore, per far capire cosa rappresenta un aeroporto per un territorio. Vedere i giovani andar via mi fa male. L’aeroporto è uno strumento che può invertire questa tendenza, ma solo se c’è consapevolezza e se tutti ci crediamo».
L’esempio della storia
Per spiegare il suo punto, Ombra ha usato anche un riferimento storico: «Nell’epoca punico-fenicia le uniche zone sviluppate erano quelle attorno ai porti. È sempre stato così: il mezzo di comunicazione è quello che genera sviluppo, crescita, scambi. Oggi l’aeroporto è il nostro porto».
«Serve politica lungimirante»
Lo sfogo si è chiuso con un appello: «Abbiamo bisogno di politica sana e lungimirante. In questi anni ho avuto amministratori che hanno sostenuto il progetto Birgi, e i risultati di oggi ne sono la prova. Ma serve continuità, serve una visione: altrimenti rischiamo di sprecare un’occasione che non si ripeterà».
Un discorso che colpisce e che suona come un monito: senza un territorio capace di accompagnare l’aeroporto, i numeri promessi da Ryanair rischiano di restare solo statistiche.