Disabili senza ore di supporto: scontro su bilanci, accuse al sindaco Tranchida
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Infuria la polemica sull’assistenza scolastica ai disabili. Al centro ci sono i soldi, i bilanci e la scelta dell’amministrazione Tranchida di applicare la circolare regionale del 2023 come se fosse un taglio obbligato. Doveva servire a evitare sovrapposizioni tra insegnanti di sostegno e assistenti alla comunicazione (Asacom), ma a Trapani e negli altri Comuni del Distretto D50 si è trasformata in una riduzione generalizzata delle ore, che ha colpito anche bambini autistici e sordi, per i quali la compresenza è indispensabile.
Le famiglie parlano di un diritto negato. “Mio figlio Aron ha dieci anni, è autistico. Nel suo Piano Educativo Individualizzato erano previste 18 ore, il Comune gliene ha date 9. Così viene meno il diritto allo studio e all’inclusione”, racconta la madre. Anffas e ACA Sicilia ribadiscono che i PEI (Piani Educativi Individualizzati) sono vincolanti: “La legge è chiara, le ore le stabiliscono i GLO, non le giunte comunali”.
I GLO, Gruppi di Lavoro Operativo per l’inclusione, sono previsti dalla legge e riuniscono insegnanti, famiglie, specialisti e assistenti per decidere, caso per caso, quante ore di sostegno e assistenza servono a ogni alunno disabile. Non sono organi consultivi: le loro decisioni sono atti vincolanti.
Il tavolo tecnico convocato dal sindaco Giacomo Tranchida il 29 settembre non ha fatto chiarezza, ma ha acceso ancora di più lo scontro. Il primo cittadino ha messo in dubbio la qualità di molti PEI, definiti “fatti male”, e ha spiegato: “Non è una questione di variazioni di bilancio, di taglio di indennizzi o di risparmi sulla pelle dei bambini. È un problema di corretta gestione delle risorse. Se non si vigila, si rischia un danno erariale e la Corte dei Conti ci contesterà spese improprie”.
In altre parole, Tranchida rivendica che il punto non è tagliare gli stipendi della giunta per recuperare fondi e spostarli nel capitolo Asacom, ma vigilare su come vengono usate le risorse, evitando spese doppie che potrebbero essere contestate dalla Corte dei Conti come danno erariale.
Le opposizioni però non ci stanno. “Un attacco ai più deboli”, accusa Grazia Spada, consigliera comunale di Fratelli d’Italia. “Non si possono mettere in discussione organi previsti dalla legge”. Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle, con Francesca Trapani, coordinatrice del Gruppo Territoriale M5S di Trapani: “A Petrosino il servizio è stato garantito con fondi comunali. A Trapani invece ci si trincera dietro una circolare non vincolante. Non è questione di soldi, ma di priorità”.
Il nodo dei bilanci resta centrale. A Trapani lo Stato ha trasferito 240 mila euro, contro un fabbisogno stimato in 1,5 milioni. A Erice sono arrivati 150 mila euro contro una necessità di 800 mila. Differenze che i Comuni devono coprire con i propri bilanci. Negli ultimi tre anni i consuntivi del Comune sarebbero stati rimandati proprio per chiudere i conti sull’Asacom.
C’è poi la questione della gestione. A Palermo, ad esempio, gli Asacom sono divisi in graduatorie separate: una per i bambini sordi, seguiti da assistenti LIS (Lingua dei Segni), indispensabili sempre, e una per le altre disabilità. A Trapani, invece, questa distinzione non risulta esserci, e la riduzione delle ore ha colpito in maniera indistinta anche i casi più delicati.
Pressata dalle proteste, la Regione è intervenuta con una seconda circolare per chiarire che non esiste alcun divieto assoluto di compresenza e che in situazioni come autismo e sordità serve flessibilità. “È ovvio che non si può ragionare con un tetto rigido del 10 o 20 per cento. Serve flessibilità per rispettare i bisogni reali degli studenti”, hanno spiegato dagli uffici regionali.
In mezzo allo scontro politico e istituzionale restano le famiglie, che continuano a fare i conti con meno ore a scuola, più incertezza e la sensazione che, ancora una volta, a pagare siano sempre i più fragili.
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