L’ultimo rapporto Agenas sul personale del Servizio sanitario nazionale consegna una fotografia allarmante. Nel 2023 si contano 701mila dipendenti, quasi 52mila in più rispetto al 2019. L’Italia si conferma sopra la media UE per numero di medici, ma con un’età media tra le più alte d’Europa e un’ondata di pensionamenti alle porte. Resta forte la carenza di infermieri, mentre gli OSS aumentano, ma senza una programmazione omogenea.
L’allarme è chiaro: servono politiche di formazione e attrattività più incisive per non compromettere la tenuta del sistema.
Medici
In Italia se ne contano 5,3 ogni 1.000 abitanti, contro i 4,07 della media UE. Quasi il 44% ha più di 55 anni e oltre un quinto supera i 65, contro valori molto più bassi in Francia, Germania e Spagna.
Nel 2023 i medici dipendenti del SSN erano 109.024, ma la distribuzione non è uniforme: Lazio, Emilia-Romagna e Toscana hanno registrato aumenti, mentre in regioni come Molise, Basilicata, Valle d’Aosta e Calabria i numeri sono in calo.
I pensionamenti sono imminenti: 39mila medici potrebbero lasciare il servizio tra il 2026 e il 2038, con un picco di oltre 3.200 uscite l’anno nel quadriennio 2029-2033.
Ruolo fondamentale nel sistema sanitario nazionale hanno i medici di base: nel 2013 erano oltre 45mila, scesi a 38mila nel 2023. In dieci anni si contano 7.220 MMG in meno e circa 1.000 pediatri persi. Il rapporto tra cittadini assistibili e medici di base continua ad aumentare, mentre il fabbisogno resta insoddisfatto.
Infermieri
Nel 2023 erano 277.138, circa 8.800 in più rispetto al 2019, ma il tasso di copertura è insufficiente: 6,86 per mille abitanti contro una media europea di 8,26.
Il rapporto infermieri/medici è di 1,3, contro 2,1 della media OCSE, segnalando uno squilibrio che penalizza il sistema.
Entro il 2035, circa 78mila infermieri raggiungeranno l’età pensionabile.
C’è poi il problema legato all’attrattività dei corsi di laurea: nel 2024 le domande di iscrizione si sono equilibrate con i posti disponibili, segnalando un disinteresse crescente tra i giovani.
Le proiezioni al 2029 indicano tra 73mila e 86mila nuovi laureati, insufficienti a compensare le uscite.
La formazione
Dal 2014 al 2025 i posti a Medicina sono più che raddoppiati (da 10.656 a oltre 24mila).
Parallelamente, le borse di specializzazione sono passate dalle 5mila del 2015 a oltre 15mila negli ultimi anni, ma molte restano scoperte, specie in emergenza-urgenza, anestesia e rianimazione, radioterapia e microbiologia.
Il rapporto si chiude con un monito: il personale è il vero “capitale” del SSN. Ma senza un’efficace pianificazione delle professioni sanitarie, il sistema rischia di non reggere.
Secondo Agenas, servono politiche di attrattività, riconoscimento sociale e progressione di carriera, soprattutto per gli infermieri, e una programmazione più attenta per le specializzazioni mediche in sofferenza.
Solo così si potrà evitare che la carenza di personale diventi la prossima grande emergenza della sanità italiana.