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05/10/2025 08:42:00

“Ci sono PEI fasulli”: si accende lo scontro tra Comune e Asp sull’Asacom

Si accende lo scontro tra Comune di Trapani e Asp sul servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione (Asacom), che garantisce agli alunni con disabilità il supporto di figure specializzate accanto agli insegnanti di sostegno. Un servizio essenziale, stabilito nei PEI (Piani Educativi Individualizzati) elaborati dai GLO, i gruppi di lavoro che coinvolgono scuole, famiglie e specialisti.

A far deflagrare la polemica sono state le parole del sindaco Giacomo Tranchida, che a Tp24 ha parlato senza mezzi termini: «Secondo me ci sono dei PEI fasulli. O, per meglio dire, casi in cui l’Asp – servizio di neuropsichiatria infantile – non si è neanche presentato. Eppure viene apposto un visto postumo, come se avesse partecipato, quando invece il PEI viene elaborato da una mamma, da un insegnante che non vuole conflitti o da personale che sa che, se ci sono meno ore, ha meno lavoro».

Il sindaco insiste sul rischio di abusi: «Attenzione, nessuno vuole togliere un’ora a chi ne ha davvero bisogno. Ma se alcuni omettono di fare il proprio lavoro e altri ci speculano, questo è sfruttare la disabilità. Così i Comuni si ritrovano senza un centesimo per garantire assistenza a chi ne ha davvero diritto».

Durissima la replica dell’Asp di Trapani, che con una nota ufficiale ha ribadito: «Le norme si applicano, non si interpretano. La legge non attribuisce all’Asp alcuna posizione prevalente sugli altri componenti del GLO, che delibera collegialmente i PEI. La compresenza tra insegnante di sostegno e Asacom non può essere esclusa a priori. I PEI redatti a giugno sono validi e revisionabili entro ottobre, come previsto dalla normativa».

L’Asp, inoltre, respinge con forza le accuse: «Eventuali insinuazioni di connivenza o favoritismi saranno affrontate nelle sedi legali. Ci dissociamo anche dall’uso di termini inopportuni, perché il nostro lavoro resta quello di garantire i diritti degli alunni con disabilità».

Lo scontro dunque non è solo politico ma istituzionale. In mezzo restano le famiglie, costrette a fare i conti con meno ore di assistenza e un clima di incertezza che rischia di scaricare sulle spalle dei più fragili il peso di contrasti tra enti.

La posizione di Tranchida, sindaco di Trapani

"Secondo me ci sono dei fasulli. O, per meglio dire, ci sono casi in cui l’ASP – servizio di neuropsichiatria infantile – non si è neanche presentato. Eppure viene apposto un visto postumo, come se avesse partecipato, quando invece il PEI viene elaborato.

Da chi? Dalla mamma di un bambino o di una bambina disabile, che potete immaginare in quali condizioni si trovi. Da un insegnante che magari preferisce evitare discussioni con la famiglia perché rischierebbe di perdere quell’alunna in quella scuola. E da personale che sa che, se il PEI assegna poche ore, per lei significa poche ore di lavoro da svolgere.

L’ASP, in molti PEI, non c’è. Appone un visto dopo. E, detto tra noi, non solo non è corretto, non solo non è serio, ma temo che in certe logiche ci sia persino un “mangia-mangia” dietro. Ci si nasconde dietro una presunta verginità a tutela delle famiglie disabili, ma ognuno cerca un pezzetto di tornaconto.

C’è anche una responsabilità degli enti scolastici, che per norma devono concordare il fabbisogno orario con il Comune. Invece prevale una logica tutta siciliana: “tanto c’è mamma Regione che paga, tanto c’è papà Comune che paga”. E “papà Comune” sono i cittadini contribuenti.

Attenzione: nessuno vuole togliere un’ora di assistenza a chi ne ha davvero bisogno. Tant’è che facciamo piani personalizzati e di vita che vanno oltre la scuola, anche al pomeriggio.

Ma se mi si racconta che io sono senza cuore e che tutti gli altri hanno il cuore, rispondo che non è così. Perché alcuni omettono di fare il loro lavoro, altri ci mangiano, altri ci abusano. Questo è sfruttare la disabilità. E quando si costruiscono falsi o mezze verità, domani i Comuni – non solo Trapani – si ritrovano senza un centesimo per garantire l’assistenza a un bambino o a una bambina che ne ha davvero bisogno, anche a un Asacom.

E allora sì, io affermo e mi assumo la responsabilità di ciò che dico. Mi dicono che è antipopolare dirlo. Io non so che cosa sia popolare o impopolare. Io so solo una cosa: che la verità è sempre la verità".

 

La posizione dell'Asp

L’ASP di Trapani, tramite il Dipartimento Salute Mentale, interviene sulla vicenda #Asacom, nel rispetto delle normative in atto vigenti che regolano l’attribuzione dei benefici scolastici per gli alunni con disabilità.

Si precisa che la Legge non conferisce all'ASP alcuna posizione prevalente nei confronti di qualsivoglia altro componente del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo), l'organo che valuta collegialmente le necessità dell’alunno con disabilità e delibera le stesse ratificandole nel PEI, Piano educativo individualizzato.

Inoltre la composizione delle classi che accolgono alunni con disabilità è disciplinata dal DPR 81/2009. Tale normativa non conferisce all'ASP alcun potere decisionale in tal senso.

ASACOM e Docente di sostegno sono figure differenti per titolo, funzione e compito specifico a supporto dell’alunno con disabilità, pertanto la ragionevole compresenza delle stesse non può essere esclusa a priori.

I PEI finali, redatti lo scorso giugno contengono, tra le varie voci, le proposte di fabbisogno per l’alunno con disabilità per l’anno scolastico successivo.

La definizione di “provvisorietà” solo per i casi di prima certificazione, riguarda esclusivamente la definizione dei PEI di fine anno scolastico, al fine di rendere efficaci eventuali azioni correttive sulle strategie da adottare. Entro fine ottobre si redigeranno i PEI iniziali al fine di programmare gli interventi necessari per il raggiungimento degli obiettivi prefissati per l’anno scolastico in corso.

L’ASP di Trapani ribadisce che le disposizioni di legge non lasciano spazio a libere interpretazioni o opinioni personali, sottolinea che eventuali accuse di connivenza o favoritismi troveranno riscontro nelle opportune sedi legali e si dissocia in particolare dal definire “disgrazia” la nascita di un bambino con disabilità.