Un matrimonio da favola, un santuario con vista sullo Stretto e due giovani innamorati pronti a giurarsi amore eterno. Peccato che, per lo Stato italiano, quelle nozze non siano mai esistite. È la surreale vicenda accaduta a Messina, raccontata dal Corriere della Sera, che ha visto protagonisti Loredana Mirci e Giuseppe D’Agostino, convolati a nozze nel santuario della Madonna di Montalto.
Tutto regolare: cerimonia religiosa, amici, riso, anelli e foto di rito. Ma dopo un anno di matrimonio, quando la coppia decide di separarsi, arriva la scoperta: l’unione non è mai stata trascritta nei registri civili. In sostanza, per la legge italiana, i due non sono mai stati marito e moglie.
L’errore del parroco e la “beffa” finale
La causa? Una “distrazione” del parroco, don Lorenzo Campagna, che aveva dimenticato di inviare al Comune gli atti necessari per la registrazione del matrimonio concordatario. Un adempimento che deve avvenire entro cinque giorni, ma che in questo caso non è mai stato completato.
Quando Loredana e Giuseppe se ne accorgono, cercano di rimediare con una trascrizione tardiva, che richiede la firma di entrambi. Ma Giuseppe si rifiuta: per lui, ormai, il matrimonio è finito e non intende renderlo valido “a posteriori” solo per poi doverlo annullare.
A quel punto Loredana passa alle vie legali, citando in giudizio l’ex compagno, il parroco e la Curia di Messina e chiedendo un risarcimento per i danni morali ed economici subiti, anche per via dei mutui contratti per le nozze e l’arredamento della casa.
Il lungo iter giudiziario
La causa arriva in tribunale dieci anni dopo le nozze, nel 2019. Il giudice respinge il ricorso, ritenendo che l’ex marito non avesse alcun obbligo giuridico — «semmai solo morale» — di firmare la trascrizione. La Corte d’Appello conferma e anche la Cassazione, con un’ordinanza del 2 settembre 2025, dichiara il ricorso inammissibile, chiudendo definitivamente il caso dopo 15 anni.
«Chiedevamo i danni da violazione di promessa di matrimonio» spiega l’avvocato Alberto Ciccone, legale della donna, amareggiato per l’esito finale. «Ma la Cassazione ha ritenuto che non ci fosse prova sufficiente».
“Gli incartamenti uno sopra l’altro”
Raggiunto dal Corriere, don Lorenzo — oggi 86enne — ha ammesso con semplicità la sua dimenticanza: «Gli incartamenti erano stati messi uno sopra l’altro, insieme ad altre cose... si vede che quella pratica dev’essere finita sotto».
Loredana, secondo quanto riportato, non si è più risposata, mentre di Giuseppe si sono perse le tracce. Paradossalmente, il matrimonio religioso resta valido per la Chiesa.
Una storia che mescola ironia e amarezza, e che a distanza di quindici anni lascia una lezione chiara: anche l’amore, a volte, può finire... per colpa della burocrazia.