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09/10/2025 06:00:00

Concessioni, affari e ombre di mafia. Cosa succede nei lidi siciliani

Le spiagge siciliane sono un tesoro naturale e un affare d’oro.  In molte zone turistiche dell’isola, la linea di confine tra demanio pubblico e gestione privata è diventata sempre più sottile. Concessioni pagate poche decine di migliaia di euro che fruttano milioni, lidi che si comportano come proprietà esclusive e controlli che arrivano solo dopo le polemiche. È il volto più opaco del turismo balneare siciliano, dove interessi economici, politica e — secondo alcune denunce — anche mafia si intrecciano.

 

Il caso simbolo: Mondello

Il caso esploso a Mondello, la borgata marinara di Palermo, è diventato un simbolo delle contraddizioni del settore. Tutto è iniziato quest'estate con la denuncia del deputato regionale Ismaele La Vardera, leader del movimento Controcorrente, che ha puntato il dito contro i tornelli e le staccionate installate dalla società Italo-Belga, concessionaria storica del lido. L’accesso al mare, di fatto, era diventato controllato e parzialmente chiuso.

Da quel momento è esploso un caso mediatico e politico nazionale. La Vardera ha parlato di “scenari inquietanti” e ha accusato il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla di “omertà istituzionale”, denunciando il loro silenzio. Nei giorni scorsi davanti a Palazzo d’Orleans si è tenuta anche una manifestazione con oltre duecento persone e il sostegno di tutte le opposizioni. “Quel silenzio istituzionale è imbarazzante – ha detto La Vardera –. La politica oggi è stata compatta nel dire basta, perché su una battaglia di legalità non ci sono colori politici”.

 

 

 

Ombre e parentele scomode: l’inchiesta sui legami mafiosi

Nel mirino sono finiti anche i presunti rapporti tra la società Italo-Belga e ambienti mafiosi. La scintilla è scattata dopo un servizio della trasmissione Rai "Lo Stato delle cose", che ha documentato la presenza tra i dipendenti della società di soggetti imparentati con condannati per mafia. Le segnalazioni sono state rilanciate da La Vardera e hanno fatto scattare l’interesse della Commissione Antimafia regionale, che ha aperto un fascicolo sulle infiltrazioni criminali nella gestione delle concessioni demaniali in Sicilia.

A rendere più pesante il contesto, è arrivata anche una lettera di minacce di morte recapitata all’imprenditore Giuseppe Piraino, noto per le sue denunce contro il racket: “Tu e La Vardera dovete morire”, si leggeva nel messaggio. Un segnale inquietante, che mostra quanto forti e radicati possano essere gli interessi mafiosi attorno al business delle spiagge e delle concessioni.

 

La difesa dell’Italo-Belga: “Non è la spiaggia di Cosa nostra”

In mezzo allo scontro politico e alle accuse, è intervenuto Antonio Gristina, presidente della società Italo-Belga, che ha provato a difendere l’operato della concessionaria: “Da oltre un secolo curiamo la spiaggia di Mondello nel pieno rispetto della legge, paghiamo i canoni previsti e siamo custodi di un bene comune per la città di Palermo”.

E ha aggiunto: “Nessuno si deve permettere di chiamare Mondello la spiaggia di Cosa nostra. Quereleremo chiunque ci associ a certe realtà criminali”.

Pochi giorni dopo, Mimmo Genova, figura al centro delle polemiche per legami familiari con esponenti mafiosi, (è nipote di Salvo Genova, boss di Resuttana) si è dimesso da ogni incarico nella Italo-Belga, spiegando di voler “tutelare la serenità della famiglia e non danneggiare l’immagine dell’azienda”.

 

L’attacco di Calenda e la querela di Schifani

La vicenda ha assunto i toni di uno scontro nazionale dopo le dichiarazioni del leader di Azione, Carlo Calenda, che durante il presidio a Palermo ha chiesto apertamente la revoca della concessione: “Mondello è la storia della Sicilia: l’idea che una società unica possieda un lido con una concessione imperitura spendendo 50 mila euro e guadagnando milioni, e dando lavoro a parenti di boss mafiosi, non è accettabile”.

Poi l’affondo al presidente Schifani: “Finora non è successo nulla, e Schifani invece di occuparsi della revoca querela i giornali. Io ho fatto un’interrogazione parlamentare e andrò avanti”.

Le parole di Calenda hanno innescato la reazione di Schifani, che ha annunciato una querela per diffamazione contro il Giornale di Sicilia (poi ritirata) e contro Azione, dopo la pubblicazione di una pagina pubblicitaria con la frase: “Sulla vicenda Mondello non vedono, non sentono e non parlano. Basta omertà istituzionale, liberiamo Mondello e la Sicilia”.

“Non è critica né satira – ha replicato Schifani – ma un tentativo di offendere persone e istituzioni con slogan populistici. Difenderò l’onorabilità mia e delle istituzioni”. Anche il sindaco Lagalla ha incaricato i propri legali “di agire contro chiunque utilizzi la sua immagine in modo lesivo o strumentale”.

 

Un settore ad alto rischio

Il caso Mondello ha scoperchiato un vaso di Pandora. Le spiagge siciliane sono uno dei settori economici più redditizi e meno trasparenti. Canoni bassi, proroghe infinite, controlli deboli e concessioni che finiscono spesso in mani sempre uguali. Ora la palla è all’Antimafia, chiamata a verificare se dietro le cabine e gli ombrelloni si nasconda un sistema dai contorni poco chiari.