Traditori, veleni e poltrone. Così è esploso il centrodestra siciliano
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Ed è a pezzi il centrodestra siciliano, la manovra quater è stata massacrata, caduta sotto la scure del voto segreto, grazie ai franchi tiratori che hanno unito le loro forze con l’opposizione, Pd e M5S.
Nella seduta di giovedì l’Aula è stata sospesa più volte, il presidente Gaetano Galvagno ha convocato i capigruppo, ha cercato di fare da mediatore, ma il terreno era troppo franoso.
Non ha retto la maggioranza. Al rientro in Aula il governatore Renato Schifani ha chiesto alla maggioranza di non continuare la seduta. A lasciare gli scranni FI, Lega e DC, mentre FdI e MPA sono rimasti in Aula. E’ un braccio di ferro che continuerà ad avere ripercussioni sulla stabilità di governo, il presidente dell’Isola non ha intenzione di azzerare la giunta ma ha già convocato il vertice di maggioranza per lunedì.
I retroscena
Rapporti tesi tra Schifani e Galvagno, accuse reciproche tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. I meloniani sono stati accusati di essere traditori, netta la risposta di Luca Sbardella, commissario regionale del partito: “Cerchino altrove”
E’ un botta e risposta, un regolamento di conti politico che ha visto le nomine della sanità, ASP Catania, ASP Palermo, riconferma di Salvatore Iacolino alla Pianificazione strategica, non gradite a Fratelli d’Italia. L’opposizione invece ha fatto implodere la maggioranza di centrodestra e ha pure colpito la manovra, affossandola.
Galvagno aveva suggerito al presidente Schifani di ritirare la manovra quater, invece lo scontro in Aula è stato pesante.
Gli assessori meloniani presenti in Aula, Elvira Amata, Giusy Savarino, Alessandro Aricò, dicono di avere sostenuto la manovra, scrollandosi di dosso il dubbio che potessero essere indicati come traditori.
Il capogruppo di FdI Giorgio Assenza ha parlato di una manovra “Caporetto”, ma di cercare i traditori in Forza Italia e in altri alleati.
Le reazioni
Anthony Barbagallo, segretario regionale del PD, parla di una responsabilità tutta in capo al presidente della Regione: “Che vuole imporre i suoi diktat senza far toccare palla nessuno, neanche ai suoi alleati che si sono opposti al contentino offertogli maldestramente. E’ fondamentale quanto fatto dai nostri deputati del gruppo parlamentare del Pd all’Ars – aggiunge – in linea con il programma del Partito Democratico in Sicilia, che in modo compatto hanno fatto emergere le storture, riuscendo a scardinare i giochi di potere su cui si regge il governo Schifani e mettendo in evidenza le incongruenze alla base del centrodestra. Incongruenze, quali le mance e l’utilizzo delle poltrone e dei posti di sottogoverno per mantenere gli equilibri e la gestione del potere”.
Cristina Ciminnisi(M5S): “Dimenticati e ignorati i reali bisogni dei siciliani. In questa manovra quater solo tentativi di tenere in piedi la maggioranza, miseramente vanificati dalle manovre di corridoio e dai franchi tiratori in aula”. Secondo Ciminnisi, il dibattito in Aula ha mostrato con chiarezza “L’ennesimo atto di una crisi annunciata. La manovra quater, smontata pezzo dopo pezzo – prosegue la deputata trapanese – è la fotografia di questo fallimento. E mentre il centrodestra si divide, la Sicilia resta ferma, senza una visione e senza risposte, sotto la guida sempre più arrogante di un presidente che non ha più il controllo della sua maggioranza”. Nonostante il contesto politico incerto, Ciminnisi rivendica il contributo del Movimento 5 Stelle nel migliorare il testo approvato: “Siamo orgogliosi di aver contribuito, con il nostro intervento, ad aumentare di ulteriori 6 milioni lo stanziamento per gli ASACOM inizialmente previsto. Siamo anche riusciti a fermare le mancette e a promuovere buone misure come quelle a sostegno dei centri anti violenza e dei disabili psichici”. La deputata conclude con un affondo politico: “Per governare bisogna avere credibilità, coerenza e coraggio. Tutto ciò che a questo Governo manca. Se poi il centrodestra non ha neanche i numeri in aula, si dovrebbe prendere atto di una crisi innegabile e, alla luce del dibattito d’aula, irreversibile”.
Marco Intravaia(FI): “Ho chiesto la verifica del numero legale in Aula, ma quanto accaduto è gravissimo: la verifica è stata falsata dal fatto che risultavano inseriti i tesserini di deputati che, in realtà, erano assenti. È un fatto inaccettabile e profondamente scorretto. È davvero paradossale che partiti che fanno della legalità il loro vessillo, come il Movimento 5 Stelle, non abbiano avuto il coraggio di intervenire per denunciare questa irregolarità. La legalità non può essere sbandierata a giorni alterni, va praticata sempre, soprattutto nelle istituzioni”.
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