Shark vietati ai deboli di cuore. Quante emozioni per Horton
Un match proibito ai deboli di cuore. Lo vince Trapani Shark dopo un intenso supplementare. Ma Venezia ci ha abituati ad incontri del genere: anche l’anno scorso finì dopo un torrido ed esaltante supplementare e sempre appannaggio dei granata. All’esordio al PalaIlio era di scena una delle squadre più accreditate del girone e vieppiù rinforzata dagli ingaggi di Horton e Valentine e con un roster in gran parte riconfermato. I prodromi per assistere ad una gara dai toni tecnici e spettacolari c’erano proprio tutti. È notorio che nello sport c’è posto per la retorica e non esiste spazio per il sentimentalismo. Ma gli affari di cuore, per lunghi tratti hanno avuto il sopravvento. Nell’occasione le celebrazioni per un campione che per due anni è stato un elemento fondamentale per lanciare nell’orbita nazionale, ai massimi livelli, non potevano essere disattese o soffocate. Horton, nell’immaginario collettivo della gens rappresentava più di una icona. Era il simbolo del riscatto, della rinascita , la magia di un alba che trionfa su tanti, troppi tramonti cestistici. Ed il popolo lo ha subito eletto come testimonial, non solo dei propri sentimenti ma del desiderio di libertà di scegliere i propri idoli e di poter andare incontro ai propri destini, non solo sportivi. Un’aspirazione ardente, una brama che nessuno può cancellare anche se il cambio di casacca poteva risultare, ai massimi livelli societari, inficiato da motivazioni che poco hanno a che vedere con la lealtà sportiva.
Dopo 30 minuti di roboanti sentimenti che avvolgevano la testa ed intorpidivano i muscoli, il guerriero Chris non ha retto alle emozioni: gli occhi inumiditi ed un cuore infranto si sono piegati a ricordi recenti, a motivazioni di vita, al desiderio i dover restituire qualcosa al suo popolo. Il croato Spahija, grande conoscitore di uomini e cose, lo ha sollevato da un peso esorbitante, anche per un atleta aduso ad ogni tipo di carico, fisico e psicologico. Commovente a fine match l’abbraccio con i compagni di tante avventure e quello con capitan Alibegovic è apparso in una dimensione irreale, fuori da tempo e spazio. Risulterà imperituro nella mente di una città che gli ha tributato una meritatissima standing ovation.
Ma ritorniamo alle risultanze tecniche emerse sul campo. Trapani ha interpretato al meglio i dettami di gioco suggeriti da Repesa. Ben conscio che alcuni elementi debbano ancora trovare la migliore condizione fisica e con Notae ancora fuori dai giochi, ha puntato su elementi già collaudati l’anno passato, con la sola aggiunta di Jordan Ford , che ormai conosce a menadito il basket italiano e Tim Allen che, pur essendo alla prima esperienza, dimostra di avere un carattere un po' guascone e nell’altra parte spericolato.
Con poche rotazioni a disposizione, al Buster Repesa non restava altro che affidarsi ai fedelissimi frangiflutti in difesa, Petrucelli e Rossaro, alla regia di Ford, coadiuvato a sprazzi da Arcidiacono e Cappelletti, al mai domo Alibegovic, come ala forte, al collaudato Eboua da pivot e ad un Allen, con licenza da 007, per potersi muovere come un “all around” su tutto il fronte offensivo e possibilmente raddoppiare sui lunghi veneziani nella fase difensiva. Un giochetto che ben funzionava e che consentiva una buona linea di galleggiamento anche quando l’inerzia dell’incontro passava decisamente nelle mani dei lagunari. Nel secondo quarto si assisteva anche ad un “one man show” da parte di Petruccelli, mai visto così pimpante e risolutivo in fase di attacco, (chiuderà con 18 punti la sua performance nel primo tempo e 24 a fine match). Eboua reggeva bellamente allo strapotere fisico dei lunghi avversari, ben rotati da un allenatore esperto e molto attento nelle contromosse da apporre al suo connazionale croato. La partita procedeva, di conseguenza, con vantaggi altalenanti, sempre ricuciti e portati su binari di assoluto equilibrio. Era chiaro che tutto si sarebbe deciso sul filo di lana o che si dovesse assistere ad un supplemento di gioco per decretare il vincitore. I 4 mila spettatori andavano in sollucchero per lo spettacolo che si dipanava davanti ai loro occhi ed il cuore tambureggiante del tifo ultra superava in decibel addirittura quello di casse, trombe , fischietti e di tutto l’armamentario a disposizione. Quello che Repesa chiama il sesto uomo (il pubblico), prevaleva sul resto ed alla fine dei tempi regolamentari, con il punteggio in perfetta parità, tutto lasciava presagire che la vittoria arridesse al team maggiormente animato da un fuoco e furore agonistici portati a livelli estremi. Sospinta soprattutto da un pubblico che viveva della sacralità di un evento difficilmente ripetibile sul piano delle emozioni e della spettacolarità. Tutto si decideva negli ultimi due minuti e la tripla di Alibegovic nel finale sanciva una vittoria fortemente voluta e con un pathos ineguagliabile.
Sulle prove dei singoli, oltre a segnalare la grandissima prova in attacco di un sorprendente Petrucelli, porrei quella di Eboua, monarca incontrastato a rimbalzo con 14 catturati nella doppia fase, record personale da quando gioca ai massimi livelli. La sua presenza costante anche sotto i tabelloni avversari ha assicurato costantemente la superiorità aerea ( 41 a 25 le carambole), che poteva essere messa in discussione dalla superiore struttura fisica avversaria. Notevole anche la prova di Ford in cabina di regia e sul tabellino che segna 23 punti e ben 6 assist. Inappuntabile in fase di attacco Allen che riusciva a raggranellare un bottino personale rilevante ( 24 punti e costante presenza). Ottimo anche Rossato che come un bomber seriale, nei momenti critici, ha fatto valere il suo mortifero tiro dalla distanza. Sotto al loro standard di rendimento Cappelletti, Sanogo e Hurt. Sugli ultimi due Repesa ha messo le mani avanti : “Non sono in condizione avendo saltato la fase preparatoria”. Ma forse, anche, da un punto di vista tecnico risultano un po' grezzi. Per il resto si attende il rientro di Notae in una fase di attacco che, al momento, appare in condizioni smaglianti.
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