×
 
 
14/10/2025 06:00:00

Lettera ad una professoressa (anche se non era la mia ...)

Cara prof,
non eri la mia prof.
Per forza di cose. Quando io mi diplomavo, tu forse frequentavi ancora l’università. Potevi essere una sorella maggiore, una di quelle che guardi con ammirazione, che ti insegnano la vita prima ancora che qualcuno ti insegni un mestiere. Ma ti chiamerò lo stesso così: prof.

Anche se non eri la mia prof, Maria Teresa Gallo.
Adesso che non ci sei più — consumata da un tumore, e da chi quel tumore lo ha lasciato dilagare nel tuo corpo con colpevole lentezza — mi sento di dirti grazie.
Perché anche da lontano, anche senza averti mai conosciuta, sei stata un’insegnante.

I veri maestri non hanno bisogno di un registro o di una classe. Insegnano lo stesso, anche senza saperlo.
Io, per esempio, non ho mai conosciuto Padre Pino Puglisi. Non ero uno dei suoi ragazzi dell’oratorio di Brancaccio — quell’oratorio che, a giudicare da quanti dicono oggi “c’ero anch’io”, doveva essere grande quanto il Maracanà. Eppure mi ha insegnato tanto, con quella sola frase che basta da sola a cambiare il mondo: «Se ognuno fa qualcosa…».

E tu, prof Gallo, che non eri la mia prof, hai fatto proprio questo. Hai fatto “qualcosa”.
Hai trasformato il tuo dolore in un atto d’amore civile.
Hai costretto la Sicilia a guardarsi allo specchio e a vedere il volto impietoso della sua sanità, quella dell’“aspetta e spera”, della “provvidenza” invocata al posto dei diritti, degli aerei da prendere per potersi curare.

Otto mesi. Duecentoquaranta giorni per un referto “di primaria importanza”.
Un’attesa che ha il sapore della condanna, un calvario di silenzi e di porte chiuse. Tu lo hai chiamato “vergognoso” e “disumano”. E avevi ragione: la disumanità uccide più del cancro. Con la beffa che, mentre tu, prof, aspettavi, e tanti come te, nello stesso periodo la sanità trapanese si dimostrava efficientissima per Matteo Messina Denaro. 

Hai avuto una rabbia luminosa, tu. Non quella cieca e sterile che oggi si sfoga sui social -  o che invade le nostre strade dove folli omicidi si consumano per uno sguardo di troppo, un saluto non ricambiato, una piccola vendetta personale - , ma quella che nasce dal bisogno di giustizia. Hai usato la voce — anche quando si spegneva — come un’arma gentile. Hai dimostrato che le lezioni più grandi non si fanno solo in cattedra, ma nella vita.

Hai insegnato l'importanza dell'esempio. La basilica di Mazara del Vallo, sabato, per i funerali, era piena di gente. Sulle colonne della navata centrale c'erano affissi dei cartelloni colorati, con i nomi dei continenti. Un gioco legato al catechismo, magari, all'animazione per i ragazzi che frequentano la chiesa. Neanche una basilica si sottrae. Eppure in questi cartelloni che evocavano, in maniera chiassosa, durante il funerale, i nomi dei continenti: Africa, America... c'era anche un messaggio. Che nessuno si salva da solo. Che chi salva una vita salva il mondo intero. E chissà quante vite hai salvato, cara prof, con il tuo sacrificio. Dopo la tua denuncia, per molti, gli esami sono diventati insperatamente veloci, permettendo diagnosi tempestive e cure efficaci che a te sono state negate. 

Guardo le tue foto, prof, e sei bellissima. Te lo posso dire, perché non eri la mia prof.
E in quello sguardo vedo la grazia di chi lotta, la dignità di chi sa che la verità è l’unica cura possibile.

Il tuo corpo si è arreso, ma la tua anima no.
Perché l’anima, quando è fatta di giustizia, non tace.
Continua a parlare, anche adesso, anche qui.
Ci ricorda che la voce di una sola persona può essere più potente del silenzio di un intero sistema.

Cara prof, che non eri la mia prof:
non sei morta invano.
Hai lasciato in eredità una lezione che nessuno potrà dimenticare:
che la cura non è solo nei farmaci, ma nel coraggio di dire la verità.

 

Giacomo Di Girolamo



Editoriali | 2025-12-04 06:00:00
https://www.tp24.it/immagini_articoli/02-12-2025/editoriale-cuffaro-250.jpg

Sicilia, la politica infetta. Cuffaro come metafora

Con quella che riguarda Cuffaro e soci, sono già più di dieci, oggi, le indagini che toccano la galassia siciliana del governo regionale, e ormai ci abbiamo fatto l’abitudine.Ogni volta è la stessa storia: un assessore...